“La proposta, – proseguono – di cui fu primo firmatario il consigliere Fusco e che venne condivisa e votata all’unanimità da tutto il Consiglio regionale, si fondò su alcuni assunti fondamentali: agricoltura sociale come risposta alla crisi economica, come scelta di politiche e di azione partecipata, un modello di impresa agricola diversificato e multifunzionale, capace di promuovere il benessere del contesto rurale e di generare benefici sia ai produttori che alla comunità locale.
La legge regionale, difatti, individua la fattoria sociale quale impresa economicamente e finanziariamente sostenibile, la cui conduzione di attività agricole, zootecniche, forestali, florovivaistiche, di apicoltura e di acquacoltura è svolta con etica di responsabilità verso la comunità e l’ambiente. Inoltre la fattoria sociale svolge l’attività produttiva in modo integrato con l’offerta di servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi ed occupazionali a vantaggio di soggetti deboli, in collaborazione con le Istituzioni pubbliche e con il Terzo Settore. Quindi – sottolienano gli epsonenti di Palazzo Moffa – una nuova frontiera di un’agricoltura responsabile e multifunzionale, quale attività che impiega pratiche agricole per promuovere azioni di riabilitazione e di inclusione sociale e lavorativa a beneficio di persone svantaggiate o a rischio di esclusione sociale. Un importante traguardo normativo che pose la Regione Molise nel cerchio ristretto di quelle poche realtà regionali che avevano provveduto a regolamentare questo nuovo fenomeno sociale: Toscana, Abruzzo, Puglia, Veneto e Liguria. Un sistema innovativo, all’avanguardia, degno coronamento di un impegno portato avanti già da Assessore alle Politiche Agricole nel 2012, quando al termine di una lunga e proficua interazione con il dott. Colleluori, responsabile della DG Agri della Commissione Europea, si ottenne la revisione del PSR 2007-2013, che ci permise di avviare una sperimentazione per quanto riguarda l’Agricoltura sociale.
Tutto questo perché convinti che questa rappresentasse sia la nuova frontiera della multifunzionalità del settore primario sia uno strumento di integrazione culturale e socio-economica di soggetti svantaggiati.
Per questo grazie alla riprogrammazione delle misure 311 e 312 sono stati ritenuti ammissibili ed hanno potuto beneficiare del contributo regionale dodici progetti presentati, che hanno messo in campo una serie di importanti azioni: dalla trasformazione di prodotti, produzione di pappa reale e lavorazione della cera ad iniziative di ippoterapia, orto terapia, percorso dei sensi e attività didattiche e laboratoriali di pratica assistita.
La Regione Molise, – concludo poi Fusco Perrella e Sabusco – grazie a questi interventi, è stata quindi antesignana in materia, e ora è importante continuare su questa strada, rafforzare gli interventi previsti dalla nostra legge regionale, dare piena attuazione alle misure in essa prevista, in attesa che arrivi anche l’approvazione della nuova legge nazionale che sicuramente darà maggiori margini di manovra anche alla nostra normativa”.