“In Parlamento Luigi Di Maio chiede la sospensione di Massimiliano Scarabeo dalla carica di Consigliere regionale. Non si tratta di accanimento politico-giudiziario, ma è la semplice richiesta di un atto dovuto”: è quanto si legge in una nota stampa a firma dei consiglieri regionali pentastellati, Antonio Federico e Patrizia Manzo.
“E’ trascorso oltre un mese dall’arresto di Massimiliano Scarabeo – prosegue il comunicato -. Oltre un mese dalla fine dell’indagine della Procura della Repubblica di Isernia e del Comando provinciale della Guardia di Finanza che hanno portato alle note misure cautelari per l’ormai ex assessore regionale allo Sviluppo economico, accusato di frode fiscale e truffa aggravata ai danni della Regione Molise.
Inizialmente, il Gip presso il Tribunale di Isernia, su richiesta della Procura, ha emesso due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari a carico di Scarabeo e del fratello. Quindi il caso è previsto dal Decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235: “Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi”. In particolare, l’articolo 8 della cosiddetta Legge Severino, parla di “Sospensione e decadenza di diritto per incandidabilità alle cariche regionali” e il comma II puntualizza che “La sospensione di diritto consegue, altresì, quando è disposta l’applicazione di una delle misure coercitive di cui agli articoli 284, 285 e 286 del codice di procedura penale nonché di cui all’articolo 283, comma 1, del codice di procedura penale, quando il divieto di dimora riguarda la sede dove si svolge il mandato elettorale”.
Lo scorso 15 luglio, infatti, il Tribunale del riesame di Campobasso ha sì revocato i domiciliari come richiesto dagli avvocati difensori dell’ex assessore, ma ha disposto per lui (e per il fratello) il divieto di dimora in Molise. Disposizione che rientra tra quelle previste dalla “Severino”. Nonostante la decisione, però, sulla vicenda in Regione è ancora tutto fermo, come tutto fermo è anche a Roma. Già, perché come prevede lo stesso Decreto legislativo numero 235, spetta al Presidente del Consiglio dei Ministri, sentiti il Ministro per gli affari regionali e il Ministro dell’interno, disporre la sospensione dell’assessore Scarabeo. Lo ripetiamo: un semplice atto dovuto.
Ecco perché il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, ha appena presentato un’interrogazione al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli Interni, per chiedere una sola cosa, cioè “per quale motivo il Governo non abbia proceduto a dare attuazione a quanto previsto dal decreto legislativo n. 235 del 2012 – sospendendo il consigliere regionale Massimiliano Scarabeo – e se non ritenga doveroso procedere con la massima urgenza alla predisposizione delle misure necessarie all’immediata adozione dei provvedimenti di sospensione stessi”.
Avvertenza: risparmiateci le solite accuse di strumentalizzazione politica. Davanti agli atti di Procura, Finanza e Riesame, chiedere la sospensione del Consigliere vuol dire chiedere il rispetto della legge. Del resto, nella discussione sulla richiesta di arresto del senatore Azzolini, il nostro onorevole Leva ha spiegato: “Quando un partito è convinto delle sue idee su temi così importanti non lascia libertà di coscienza ma decide in base a solidi principi giuridici”.
“Proprio in base a quei “solidi principi giuridici” il Movimento 5 Stelle chiede che il Governo prenda una decisione” concludono Manzo e Federico.