Grazie alla disponibilità dell’associazione laicale ‘Gesù morto e Maria SS Addolorata’ e all’impegno di Ciccio Cocco e Famiglia Ariemma, dal 22 aprile al 2 maggio presso l’ex Chiesa Greca di Santa Croce di Magliano sarà possibile visitare e ammirare la bellissima esposizione di foto di Vincenzo Ariemma, un omaggio alla memoria per non dimenticare. Nell’attenta e scrupolosa disposizione delle foto c’è tutto Vincenzo Ariemma.
Dai paesaggi, agli animali, i volti e le stagioni. E c’è tutta la passione di un artista per l’hobby che lo ha incatenato alla vita fino all’ultimo respiro. La foto, tutto sommato, è come la scrittura, la poesia. Spiega meglio di qualsiasi altre cose. Un paesaggio non è semplicemente una collina, il mare, un tramonto. È soprattutto una disposizione dell’anima che proprio in quel momento si riflette in chi la scatta. Così un notturno o semplicemente un fiore. Rimanda, semplicemente. Ed è soprattutto, almeno nel caso di Vincenzo Ariemma, solitudine. Ma non quella solitudine triste o comunque negativa.
Questa è una solitudine che regala pace e forse anche serenità. È una solitudine umana e accettata come un dono, divino quasi. Ed è, anche, passione vera per la vita, il mondo. Fermare un’ape che succhia da un fiore, un cane che dorme, non è semplicemente e solo estetica del momento. È soprattutto disposizione dell’animo ed è vitalità desiderata. Un messaggio, una voglia di vivere che si esprime attraverso l’immagine. Ed è consolazione. L’arte consola, da sempre.
Chi scrive, chi legge, chi fotografa non lo fa che per un motivo: consolarsi. Manca sempre qualcosa a chi vive d’arte ed è il quotidiano che non piace. Così lo alleggeriamo, lo trasformiamo con gli strumenti che la natura stessa ci mette a disposizione. La fotografia è uno di questi. Vincenzo Ariemma viveva di questo. Ed è arte davvero. Tutto rientra nelle possibilità che l’arte ha di trasformare il mondo. Provate a guardare un paesaggio così, normalmente. Poi quello stesso paesaggio fotografatelo e stampatelo. Non sembra quello che vedevamo ad occhio nudo. È altra cosa.
Così per le foto di Vincenzo Ariemma, che nel corso dei suoi anni, ha collezionato un archivio infinito e che certamente dovrà essere visto e ammirato e non dimenticato. Queste mostre pubbliche hanno un senso solo se ripetute e riproposte. Un territorio, un vero territorio, non è semplicemente una cartina geografica entro cui viviamo.
Un territorio è tale quando è stato seminato con passione e amore. E quando esiste la possibilità di ricordare. Uomini che hanno dato la propria vita, le proprie passioni, per amore e per l’arte. Queste persone vanno ricordate e conosciute, sempre e comunque. D’altronde spendere qualche minuto della propria giornata per una visita ad una mostra non è certo faticoso. Già solo il ricordarle, con azioni e progetti, rappresenta la salvezza intima di una comunità. Oggi non è facile. Ci sono distrazioni in ogni parte (gelosie, cattiverie, egoismi) e vanità inspiegabili.
Ma l’impegno deve mirare a questo: non dimenticare chi ci ha voluto bene. E soprattutto non dimenticare chi ha fatto di questa nostra comunità un popolo. Dimenticare sarebbe imperdonabile e forse non siamo più in tempo.
Un marcato grazie a Ciccio Cocco, alla Famiglia Ariemma, all’associazione laicale Gesù Morto e Maria SS Addolorata per questo omaggio a Vincenzo Ariemma, meritatissimo.
a cura di Pasquale Licursi, foto: SantaCroceOnLine