“In questi mesi abbiamo più volte proposto al Governo soluzioni reali, condivisibili per il rilancio del nostro Paese, senza urlare avevamo detto che l’urgenza non era quella di spendere tanti soldi in banchi a rotelle e monopattini, forse era più importante mettere in sicurezza il Paese dal punto di vista sanitario, settore in grave difficoltà sin dall’inizio della pandemia. Ed invece dopo otto mesi siamo qui: nuovamente a fare i conti con una crisi degli ospedali, delle aziende e soprattutto sociale”. A parlare la parlamentare molisana e coordinatrice regionale di Forza Italia, Annaelsa Tartaglione.
“Le nuove misure introdotte dall’ultimo Dpcm rischiano purtroppo di fare male e compiere disastri, soprattutto al Sud. Il Governo decide in pratica di varare quello che a tutti gli effetti può essere definito un secondo lockdown e anche per il nostro Molise, considerate le sue strutturali debolezze, le conseguenze potrebbero essere fatali.
Ma a pagare il conto più salato saranno i giovani, le fasce sociali più deboli e le categorie più esposte e messe già in ginocchio dalle restrizioni di primavera. Non dobbiamo dimenticare che in gioco c’è innanzitutto il futuro di una intera generazione.
Ciò che è accaduto a Napoli e Roma deve farci riflettere a tutti, la gente non subirà supinamente ogni imposizione se non con reali proposte all’avanguardia per il Paese. I disordini ormai potrebbero essere all’ordine del giorno e il malcontento sfociare in pericolose e incontrollabili rivolte sociali.
Noi di Forza Italia abbiamo sempre avuto un atteggiamento costruttivo a livello nazionale ed europeo ed anche oggi non vogliamo sottrarci ad un confronto, sui temi tanto dibattuti abbiamo proposto chiare linee per rafforzare il sistema sanitario e il servizio di trasporto pubblico locale, per ottimizzare l’attività didattica e adeguarla all’emergenza, per sostenere fino in fondo imprese, partite iva e famiglie maggiormente in difficoltà.
Idee concrete, come ad esempio la mozione che abbiamo presentato in questi giorni alla Camera in cui si chiede di utilizzare subito i 15-20 miliardi di euro avanzati dai 100 miliardi stanziati per i decreti sull’emergenza, per ristorare gli albergatori, i ristoratori, i baristi, gli esercenti e tutti coloro che stanno subendo o subiranno contraccolpi sulle proprie attività. I soldi sono già disponibili, serve solo la volontà politica. Sarebbe un intervento ben più incisivo ed efficace di quello annunciato dal governo che invece promette lo stanziamento di soli due miliardi che non bastano affatto ad aiutare tutte le imprese coinvolte.
Personalmente, ho anche depositato alla Camera un’interrogazione al ministro della Salute Roberto Speranza esortandolo ad assumere i 23mila medici neo abilitati, risorse preziose e qualificate disponibili a dare una mano importante proprio nei giorni in cui gli ospedali italiani sono di nuovo a corto di personale e in grande affanno. In molti si sono spesi in questi mesi in ringraziamenti verso i nostri ‘eroi in corsia’, ma fattivamente poco nulla è stato fatto in loro sostegno.
Senza dimenticare infine il Mes, una grande nostra battaglia, che ha trovato come al solito una maggioranza divisa da limiti ideologici e costretta a salvare gli equilibri della coalizione sui temi cruciali e che invece serviva appunto per rafforzare la nostra sanità.
I soldi del Mes avrebbero messo in sicurezza le nostre strutture, liquidità immediata ed erogata già da giugno 2020, a differenza di quella del Recovery found che vedremo (se tutto andrà bene) a partire da giugno 2021.
Oggi non avremmo avuto nuovamente l’emergenza di strutture sature senza personale. Purtroppo però siamo nuovamente di fronte ad una grande emergenza e quei soldi ‘forse’ sarebbero stati più che utili.
Abbiamo già indebitato il nostro Paese, votando noi delle opposizioni uno scostamento di 100 miliardi, dando così la possibilità alla maggioranza di far fronte alle crisi economiche e lavorative.
L’immobilismo e l’amore per il superfluo invece si sono rivelati i migliori alleati del virus.
Prima di raggiungere la cosiddetta fase di non ritorno, oggi abbiamo tutti un grande senso di responsabilità verso il nostro Paese. Ancor di più chi siede al governo, il Paese è stanco delle promesse ed il popolo vuole essere ascoltato nel suo ultimo grido di aiuto. Responsabilità e rispetto delle regole, certo. Ma anche dialogo, umiltà e trasparenza: un dovere morale verso gli italiani che hanno compiuto enormi sacrifici in questi mesi e non sanno se riusciranno a sopportarne altri”.