“I dati Istat parlano chiaro. In quanto a disoccupazione il Molise fa registrare un segno più anche negli ultimi dodici mesi. Un quadro a tinte fosche che costringe i giovani ad abbandonare a malincuore le famiglie di origine. Getta nella disperazione le famiglie dei tanti esodati che hanno perso il lavoro negli ultimi dodici mesi. E porta chi vorrebbe costruire una nuova famiglia a desistere da tale intento”: lo ha dichiarato in una nota il segretario cittadino di Campobasso del Partito Socialista Italiano, Fabio D’Ilio, secondo il quale è necessaria ora più che mai una inversione di tendenza per garantire un futuro migliore per i 300mila molisani che vorrebbero provare a non lasciare la propria terra.
“Una situazione – ha aggiunto il segretario – che è figlia del fallimento delle classi dirigenti che continuano a governare la Regione alla stregua di un feudo personale. Mantenendo in piedi un sistema di potere basato sul nepotismo e sul familismo e non sul merito del singolo individuo. E non solo. Le politiche del lavoro sono fallimentari. E le aziende in crisi non sono soltanto Zuccherificio, Gam e Ittierre. Negli ultimi dodici mesi ha chiuso anche l’azienda Fili Nobili del consorzio industriale di Pozzilli. Lasciando a casa, senza mai reintegrarle, oltre 300 donne. E andando a ingrassare le file della disoccupazione femminile che ormai ha raggiunto punte del 50% . In una regione dove il lavoro delle donne potrebbe aiutare a spezzare quella spirale di violenze domestiche impossibile da fare, per ora, in altro modo. Attendiamo per questo un intervento coraggioso sul reddito di cittadinanza per giovani, esodati e donne. E per questo diciamo un fermo no alla linea del rigore a causa del quale aumentano i licenziamenti anche nel pubblico impiego. Se alla politica del rigore non si accompagna un eguale impegno finalizzato a mettere in campo una idea, un progetto concreto di sviluppo del territorio, si aggraverà ulteriormente la situazione, già disastrata, delle famiglie molisane. Il fatto che desta maggiore dispiacere è che a pagare le drammatiche conseguenze dell’immobilismo politico e amministrativo che caratterizza purtroppo la nostra regione, sarà l’intera collettività e non coloro che sono i soli responsabili del fallimento del Molise. Se non ora quando?”.