L’iniziativa funge da trait d’union alla ‘Settimana contro la violenza di genere e ogni forma di discriminazione’, organizzata nel novembre 2016 e che proseguirà con altre iniziative nel corso dell’anno, rispetto a una tematica sempre più d’attualità.
‘Differenti ma pari’ è un progetto pilota in Molise che trae spunto da un programma di sensibilizzazione, formazione ed educazione denominato “Youth 4 Youth” che, coordinato dall’Istituto Mediterraneo di Studi di Genere (MIGS), è stato sviluppato con il contributo di giovani di cinque paesi dell’Unione Europea, Cipro, Spagna, Italia, Grecia e Lituania, con il supporto delle loro rispettive scuole e organizzazioni partner del progetto, come La Casa delle Donne per non subire violenza, (Italia), Network Europeo contro la Violenza (Grecia), Centro Informazioni per le Donne (Lituania), e il centro di ricerca in Teorie e Pratiche per la lotta alle Diseguaglianze, Università di Barcellona (Spagna). Da questo programma sono stati realizzati molti progetti da cui sono emersi risultati che hanno evidenziato l’importanza della prevenzione primaria nella lotta contro la violenza di genere all’interno delle scuole o in altri contesti educativi, partendo dal presupposto che pattern di violenza e vittimizzazione si possono sviluppare nella prima adolescenza, diventando velocemente difficili da correggere.
Anche se le conoscenze della violenza basata sul genere possono essere apprese attraverso l’insegnamento, le competenze e i valori come il rispetto, la comunicazione, l’empatia e il pensiero critico, hanno, però, bisogno di essere apprese anche attraverso l’esperienza. “Questo progetto utilizza, una varietà di metodologie divertenti, esperenziali e interattive, quali la discussione di gruppo, giochi di ruolo, brainstorming, che consentono ai partecipanti di apprendere attraverso il fare”, ha infatti spiegato la presidente di Liberaluna Onlus, Mariagrazia La Selva.
L’apprendimento passa, così, oltre che attraverso attività esperenziali, anche tramite l’utilizzo della modalità operativa denominata “peer education” (educazione tra pari), che permette ai giovani di collaborare tra loro e avere il controllo del processo di apprendimento. La “peer education” è un metodo educativo in base al quale alcuni membri di un gruppo vengono responsabilizzati, formati e reinseriti nel proprio gruppo di appartenenza per realizzare precise attività con i propri coetanei. Attraverso un apprendimento di questo tipo i giovani sono in grado di conoscere meglio se stessi, e di essere responsabili del cambiamento che si avrà successivamente.
“Un approccio di questo tipo – le parole dell’assessore Emma de Capoa – diventa uno strumento essenziale di contrasto alle discriminazioni di ogni tipo e alla violenza sulle donne, producendo un cambiamento culturale che, attraverso un’educazione all’eguaglianza, alla parità di genere e alla valorizzazione delle differenze, potrà divenire una buona pratica per il superamento degli stereotipi di genere”.