In un luogo di cura così fortemente improntato alla ricerca traslazionale, la interdisciplinarietà rappresenta uno dei pilastri fondamentali. Ecco perché occasioni come questa, di dialogo attivo tra specialisti di diversa estrazione, diventa strumento ulteriore di eccellenza e qualità delle cure. Relatori dell’incontro il dottor Marco Minicucci e la dottoressa Eliana Palermo del Reparto di Oftalmologia e Ortottica dell’I.R.C.C.S di Pozzilli.
È l’occasione per fare il punto sulla degenerazione maculare, una patologia per la quale la prevenzione, la diagnosi precoce e i trattamenti più avanzati possono fare molto. Ne parliamo con il Dottor Marco Minicucci, del Reparto di Oftalmologia e Ortottica del Neuromed: “Per comprendere il funzionamento dell’occhio possiamo semplicemente pensare a una telecamera. Abbiamo un obiettivo, un diaframma, un sistema autofocus e un sensore che rileva le immagini. Nell’occhio questo sensore è la retina, la cui zona più nobile è la macula, una piccola area che permette una visone delle immagini in maniera nitida e circoscritta. E’ qui che colpisce la degenerazione maculare legata all’età, una patologia che può riguardare entrambi i sessi, al di sopra dei 50 anni, ed è caratterizzata da una diminuzione della capacità visiva che può andare da una semplice visione offuscata fino alla comparsa di una macchia nera centrale del campo visivo. La degenerazione maculare legata all’età si presenta in due forme: la prima secca e una forma umida o essudativa. La prima forma è caratterizzata da una lenta evoluzione negli anni verso un’atrofia della retina; la forma umida o essudativa è caratterizzata da una repentina perdita della capacità visiva per la comparsa di una essudazione o di una emorragia sanguigna dovuta alla rottura di un capillare neoformato al di sotto della retina”.
C’è qualcuno più a rischio di essere colpito da questa patologia? “La degenerazione maculare legata all’età riconosce dei fattori ambientali e dei fattori genetici, e dobbiamo tenerli entrambi in considerazione quando parliamo di rischio. Parlando dei fattori ambientali, la luce ultravioletta è uno di questi, con un ruolo importante. E allora dobbiamo renderci conto che, nell’ambito della nostra vita, gli occhiali da sole filtranti per la luce ultravioletta sono una vera protezione, una assicurazione per il futuro dei nostri occhi. E non certo un semplice oggetto di estetica”.
Parlando di proteggersi dagli ultravioletti, sono implicati anche in altre patologie dell’occhio? “Sì, nell’insorgenza delle cataratte. In passato la cataratta era prettamente senile, cioè tipica degli ultra ottantenni. Oggi operiamo regolarmente pazienti tra i 35 e 50 anni di età. Per cui tolte le cause che possono essere legate a traumi o all’abuso di farmaci capaci di indurre la comparsa di una cataratta, il problema principale sembrano essere proprio i raggi ultravioletti”.
Tornando alla degenerazione maculare, quali sono gli altri fattori in gioco? “Sono molto legati al nostro stile di vita: obesità, malattie cardiovascolari, ipertensione, abuso di grassi nella dieta, uso esagerato di alcol, fumo. Tutte cose sulle quali possiamo fare molto. Negli ultimi tempi sta inoltre prendendo sempre più piede lo studio genetico. Esiste un profilo genetico che predispone verso la malattia. Intendiamoci, la presenza di particolari assetti genetici, i cosiddetti polimorfismi, nel nostro DNA non significa che matematicamente noi ci ammaleremo di degenerazione maculare, ma che abbiamo una predisposizione. Sapremo quindi che bisogna intervenire con maggiore energia sui fattori ambientali di cui parlavo”.
Quindi la prevenzione? “Lo stile di vita è fondamentale. Naturalmente evitare di fumare, tra i tanti vantaggi, ha anche questo. E poi c’è la dieta: si è visto che il consumo di frutta e verdura, assieme a un’alimentazione ricca di omega 3 e omega 6, presenti nel pesce, può aiutare molto. La visita oculistica una volta l’anno è naturalmente una raccomandazione che dobbiamo fare a tutti. A questa si possono associare esami diagnostici, come l’OCT (tomografia a coerenza ottica). E’ una sorta di Tac che esegue delle scansioni sulla retina sfruttando la capacità di penetrazione della luce nei tessuti, e quindi ci permette di vedere gli strati della retina nella loro complessità, un esame non invasivo e ripetibile. Un po’ più invasivo è la Fluorangiografia retinica, che consiste nel prendere una vena dell’avambraccio e iniettare un colorante, la fluoresceina. Poi l’occhio che viene fotografato con filtri speciali che ci permettono di valutare lo stato circolatorio della retina. A questo punto abbiamo inquadrato il paziente, e se necessario iniziamo subito la valutazione di cosa fare. In generale è importante sensibilizzare non solo i cittadini, ma anche i medici di base. E’ importante sapere che esistono dei test genetici eseguibili attraverso un semplice prelievo di sangue tramite il Servizio Sanitario Nazionale, pagando un ticket modestissimo”.
Cosa si fa quando si trova la degenerazioni maculare in un paziente?
Il trattamento può andare dalla terapia fotocoagulativa laser alla terapia fotodinamica, che è un’altra forma di laser più selettiva in quanto si inietta una sostanza che endovena raggiunge il circolo retinico e va a localizzarsi sui neovasi che sono cresciuti al di sotto della retina, dopo di che si attiva un raggio laser speciale che attiva la sostanza e va a sclerotizzare questo vaso.
L’ultima generazione in termini di terapia è quella della iniezione di farmaci. Sta prendendo piede in quanto si è visto che in questi pazienti c’è in circolo un elevato livello di fattore di crescita endoteliale. Ma noi abbiamo già a disposizione sostanze che tendono ad inibire tali fattori di crescita. Vengono iniettate direttamente nell’occhio, intervento eseguito in sala operatoria. Il farmaco arriva sulla superficie della retina va a inibire la crescita e lo sviluppo dei vasi sanguigni responsabili della formazione della degenerazione maculare.
La ricerca si sta indirizzando molto verso questi farmaci. Così, grazie alla diagnosi precoce, qualora dovesse svilupparsi un neovaso, noi cerchiamo di andarlo a chiudere prima che possa fare danni”
Perché questa giornata al Neuromed?
E’ finalizzata a far conoscere meglio al personale Neuromed l’ambulatorio dedicato alla degenerazione maculare, che presenta un percorso ben preciso e con la finalità di ridurre l’insorgenza di questa patologia e prevenire le relative problematiche. Ricordiamoci che, al di là della sofferenza individuale, questi pazienti finiscono anche per gravare sullo Stato in termini di invalidità. Persone che sono costrette a trascorrere la loro vita “ascoltando” la televisione, ad esempio, non potendo più leggere e svolgere le normali mansioni giornaliere. Pesano a loro stessi, alla famiglia e alla società.