Quest’anno proprio non va. È questa l’amara conclusione del circolo Legambiente “E. Cirese di Campobasso” alla lettura di “Ecosistema Urbano 2020”, il rapporto di Legambiente e Il Sole 24 Ore che monitora i dati ambientali delle città con lo scopo di fornire un criterio di valutazione della sostenibilità ed un benchmarking delle prestazioni ambientali.
Lo scopo dello studio è quello di misurare la “febbre” ambientale delle città capoluogo e l’efficacia delle prescrizioni messe in atto dalle amministrazioni pubbliche. Ecosistema Urbano vuole dunque essere una sorta di termometro della sostenibilità. Il rapporto raccoglie ogni anno, sia con questionari e interviste dirette ai 104 comuni capoluogo di provincia sia sulla base di altre fonti statistiche, informazioni su 125 parametri ambientali per un corpus totale di oltre 125mila dati. L’insieme degli indicatori selezionati per la graduatoria complessiva dei 104 capoluoghi esaminati nel report copre sei principali componenti ambientali presenti in una città: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia. Vengono così valutati tanto i fattori di pressione e la qualità delle componenti ambientali, quanto la capacità di risposta e di gestione ambientale.
Per quanto riguarda la città di Campobasso i dati non sono certo postivi. La città capoluogo di regione nel Rapporto si classifica novantunesima, scendendo di ben dieci posizioni rispetto all’anno precedente con un punteggio totale di 38,53.
Rispetto alle singole categorie analizzate nel rapporto Campobasso risulta tra le città con la maggiore percentuale di dispersione della rete idrica: più della metà dell’acqua che scorre nei rubinetti va persa (68,2%). Per quanto la produzione dei rifiuti urbani ogni campobassano produce 437 chili all’anno. La raccolta differenziata è invece ferma al 28% e con una percentuale di raccolta porta a porta pari al 40%, dati che se comparati con quelli degli anni precedenti segnalano una debole crescita, anche in virtù dell’avvio della stessa in nuove aree, come il Quartiere San Giovanni. Rispetto al 2019 ogni abitante produce 8 kg in meno di rifiuti, e la raccolta differenziata è salita di 6,5 punti. Si apprezza il miglioramento ma è davvero ancora troppo poco. Altre città hanno fatto meglio e lo hanno fatto più velocemente: Avellino, ad esempio, non distante né culturalmente né geograficamente da Campobasso, ma si attesta con una percentuale di raccolta differenziata al 71,3% di cui il 98,8% porta a porta.
Anche sul fronte della mobilità urbana il bilancio non è incoraggiante: il dato di 72 auto circolanti per 100 abitanti, lo scarso utilizzo sui mezzi pubblici e la totale assenza di servizi di car sharing o bike sharing hanno sicuramente un impatto negativo sulla vivibilità urbana e sull’inquinamento dell’aria (peggiorato anche quello ). È notizia di poche settimane fa l’affidamento di un incarico da parte del Comune per redigere un Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, ci auguriamo che alle macrostrategie individuate dal piano si affianchino già da subito microstrategie per migliorare la mobilità a piedi, con mezzi leggeri o con mezzi pubblici.
Infine il verde pubblico e l’ambiente urbano: in calo la percentuale di verde fruibile per area urbana (solo l’11,9%), mentre non sono disponibili dati sulla percentuale di alberi ogni 100 abitanti, un vero peccato, vista la costante campagna di piantumazione operata dall’Amministrazione Comunale insieme a molte associazioni di quartiere e di volontariato. Poche e non connesse anche le isole pedonali, pari allo 0,12% del totale dell’area urbana. Si sperava che con le norme di emergenza che consentivano agli esercizi commerciali di ottenere aree esterne con maggiore facilità venissero individuate nuove zone pedonali. L’unico caso ad oggi apprezzabile è in piazza Cesare Battisti, che ha visto di fatto un ampliamento della zona sicura a scapito di strada e parcheggi; ci piacerebbe che questo modello fosse replicato nelle zone vicine, spesso invivibili a causa della congestione del traffico veicolare.
Attenzione però: il rapporto “Ecosistema Urbano” non è indirizzato esclusivamente agli amministratori, ma è uno strumento che vuole suscitare coscienza ambientale nei cittadini, perché è soprattutto dalle loro scelte che dipende il modello di città che abbiamo.
Speriamo che i dati di quest’anno siano il fondo da cui risalire, con l’aiuto dell’Amministrazione Comunale e la spinta della coscienza ambientale dei cittadini. Campobasso non può e non deve essere il luogo della rassegnazione. Rimbocchiamoci le maniche per abitare in una città migliore!