Il 28 aprile 2015 si vota dunque per il CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione) il nuovo organismo che, nelle more del riordino degli organi collegiali previsto anche dal DDL sulla buona scuola, era previsto in sostituzione del vecchio Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Perché andare a votare? La scuola, dal 2013 è l’unica istituzione pubblica che è stata privata da una sua rappresentanza istituzionale.
Approvare leggi e decreti, come sta facendo da due anni a questa parte il Governo, riguardanti gli ordinamenti e l’organizzazione scolastica, senza il parere del massimo organo di rappresentanza dell’Istruzione, è stata ed è una inaccettabile forzatura istituzionale che diventa ora un vero pericolo di fronte al progetto di riforma di Renzi. I governi degli ultimi anni non hanno voluto che esistesse un organismo tecnico professionale a livello nazionale che esprimesse pareri sulle riforme proposte. Pareri obbligatori seppur non vincolanti per il legislatore, ma sempre un momento di critica, approfondimento e riflessione da parte di chi rappresenta la scuola vera, soprattutto la componente dei docenti. Anche adesso nel disegno di legge sulla buona scuola all’art.23 si prevede addirittura che tutta la riforma, decreti e regolamenti delegati connessi siano approvati senza il parere del CSPI. E´ evidente che il governo, Renzi, Giannini, Faraone e company non tollerano che qualcuno che sa di scuola possa esprimere critiche e controproposte e che questo qualcuno sia votato dagli insegnanti, dal personale ATA e dalle associazioni professionali e sindacali. Tanto che questo governo ha preferito parlare solo con i dirigenti e con le associazioni imprenditoriali proponendo una scuola statale di stampo privatistico e liberista con il mercato e il manager al centro dei poteri.
Di conseguenza, votare al CSPI e votare i docenti espressione della Gilda degli Insegnanti è un segnale forte contro questa pericolosa deriva della scuola. Significa dare voce all’unica associazione professionale dei docenti italiani che non si limita a fare com´è giusto le battaglie sindacali, ma intende difendere i valori fondanti della scuola pubblica statale nel nostro Paese partendo dalla Costituzione. I valori di libertà dell´insegnamento e le competenze professionali non possono essere ridotte a semplici rivendicazioni sindacali di stampo tradizionale. Ci sono principi che non possono essere svenduti in cambio di vaghe promesse di aumenti stipendiali o sotto il ricatto del merito e della carriera.
Eugenio Crispo