ALESSANDRA POTENA
Nella patria della fisarmonica il Campobasso esce stonato, forse un direttore che non sa dirigere la sua orchestra? Quella che doveva essere un’allegra e gioiosa sinfonia è diventato un triste e malinconico requiem. Siamo alla decima giornata di campionato, cinque partite perse, quattro vinte e una pareggiata: un Campobasso caratterizzato da giornate di squalifica più che da punti.
Tante le attese e tante le speranze di mesi estivi, dove la società (e di più Cappellacci) ha cercato di creare un giocattolo perfetto che avrebbe dovuto ammazzare questo campionato, come fece lo scorso anno la Maceratese.
A oggi il risultato è un Campobasso in zona retrocessione, senza anima, senza identità, senza gioco, senza idee. In sostanza, un inizio fallimentare.
Sono stati tesserati nomi altisonanti, componendo un puzzle più da album Panini, edizione storica, che da vera squadra, in grado di ammazzare il campionato. Capitolo under: come avviene da quando esiste questa regola in serie D, i settori giovanili locali non sono stati presi in considerazione, salvo qualche rarissima eccezione, nonostante il ‘Progetto Gioca’, creato dal responsabile del settore giovanile, Angelo Santoro, proprio per fornire giovani molisani al Lupo.
Sono andati via giocatori che avevano a cuore la squadra e la città, nonché amati dalla tifoseria: in ultimo, Giuseppe Todino, per il quale non si è avuto rispetto (ma ci auguriamo di sbagliarci) per le sue 150 gare con la maglia rossoblù. E sembra che nessuno si sia strappato i capelli per la sua assenza, Cappellacci compreso, del quale abbiamo sentito dalle parole del tecnico rossoblù, dopo le sconfitte, inneggiare a episodi sfavorevoli e a circostanze contrarie della sorte che hanno condizionato il cammino incerto della propria formazione. Atteggiamento questo di scarso interesse soprattutto verso i tifosi che si aspettano risposte, pur non sapendo da chi. Risposte, anche se irritanti e irrispettose sono arrivate solo dal tecnico abruzzese che non è stato quasi mai autocritico.
I tifosi, la vera anima di ogni squadra di calcio, vanno rispettati: danno il proprio contributo economico con la quota all’Associazione ‘Noi siamo il Campobasso’, pagando l’abbonamento o il biglietto delle gare casalinghe e percorrendo migliaia di chilometri, per supportare la maglia e i colori della propria amata città.
I tifosi vogliono una spiegazione dalla società: perché l’allenatore Cappellacci non è stato mai messo in discussione, mentre per esempio (e solo per fare un esempio) lo scorso mese di gennaio ci fu il divorzio con Francesco Farina, alla terza sconfitta in un anno e mezzo di guida tecnica? In tanti si aspettano almeno una conferenza stampa, per chiarire le tante questioni che stanno emergendo in questo periodo negativo.