È stata una lectio magistralis di grande spessore e di gran fascino quella che l’architetto Franco Valente ha regalato ai presenti, sabato scorso nell’ambito di “Campagna Letteraria”, il salotto culturale organizzato dalla Molisana. Grazie al supporto video, curato nel dettaglio, gli ospiti sono “entrati” dentro Santa Maria della Strada di Matrice e Santa Maria di Canneto a Roccavivara, due gioielli architettonici molisani, le due belissime basiliche longobarde così come Valente le ha definite.
“La chiesa di Santa Maria della Strada è tra le più intriganti del Molise – ha detto Valente – Non solo per la sua architettura, per le sue leggende, per la sua storia ma anche per i suoi misteri. Nel XVIII secolo nel Molise circolava una leggenda secondo la quale Santa Maria della Strada sarebbe stata costruita in una sola notte insieme ad altre decine di chiese da un mitico Re Bove per espiare una violenza ai danni di una congiunta. Ad aiutarlo sarebbe stato il diavolo che però non sarebbe riuscito a completare l’opera entro il tempo che il Papa gli aveva imposto. Una leggenda – prosegue l’architetto – che non trova alcun fondamento storico ma che qualcuno racconta per giustificare la presenza sulla sua facciata dell’immagine ripetuta di un bue che sarebbe una sorta di firma dell’immaginario personaggio.
La storia è un po’ diversa. Decine di studiosi hanno cercato di dare soluzione ai tanti interrogativi e solo adesso comincia a venir fuori un racconto che porta a ritenere che la chiesa di Santa Maria della Strada sia uno straordinario esempio di architettura longobarda che, nata prima del Mille, si sia miracolosamente conservata fino ai nostri giorni”. Sono stati distinti gli aspetti artistici da quelli architettonici tenendo ferma la questione che accomuna arte con architettura: la distinzione tra opere di forte contenuto ideologico con opere di contenuto teologico. La bellezza architettonica di Santa Maria di Canneto è stata valorizzata ancora di più dalle immagini straordinarie che l’architetto Valente ha proiettato.
Ha raccontato nel dettaglio i particolari artistici della chiesa. Si è soffermato su tanti aspetti, l’ambone, la lunetta, l’epigrafe, affascinando i presenti. “Per quanto io ne sappia non si conosce alcun caso in cui il pulpito sia collocato nell’abside di una basilica essendo il suo luogo naturale in quella parte di sinistra per chi guarda, che viene definita nella tradizione cattolica ‘in cornu evangeli’. E’ vero che dal XII secolo in poi si individua sul lato della navata centrale anche una zona ‘in cornu epistulae’ ma giammai si trova un pulpito nella parte centrale dell’abside”.