Un intero paese si stringe intorno al culto della memoria che mai deve morire nel cuore e nel sapere dell’io. In Via Piazza Grande, alle spalle di Palazzo Agostinelli, dove l’8 luglio 1944, a seguito dell’occupazione tedesca, morirono ben quattro bambini per aver manipolato una mina, è stata inaugurata la lapide monumentale per non dimenticare una strage che all’epoca ammutolì l’intera comunità.
Con una cerimonia solenne si è ricordato il tristissimo episodio che cancellò per sempre la vita appena sbocciata di quattro bambini innocenti.
Un altro gruppetto di ragazzi riuscì a salvarsi solo per miracolo. Due dei sopravvissuti, colpiti gravemente, sono stati segnati dalle ferite per tutta la vita.
Tantissimi erano i bambini che in quegli anni frequentavano quest’angolo caratteristico del paese. Oggi spopolato, animato a quei tempi da una vivace vita rurale e cittadina. Come si vede dalle immagini, il lungo corteo, guidato dallo stendardo della locale sezione dei bersaglieri, dopo aver superato l’arco d’accesso a Via Piazza Grande, ha raggiunto il luogo della memoria più dolorosa. Presenti le autorità comunali, i carabinieri della locale caserma, il parroco del paese, tanti giovani e un bel gruppo di anziani che ricorda ancora non pochi particolari raccolti dai racconti di famiglia. Nel corso della cerimonia una forte commozione vibra nell’aria tra tanti sguardi silenziosi. Si ricordano lo sgomento, i pianti e gli sguardi smarriti di ieri. Si ricorda il tempo che in questi casi spegne ogni voce. Si ricordano i volti addolorati delle mamme tutte di nero. E’ stata una ragazzina, dopo aver deposto alla base della facciata di pietra una composizione di fiori bianchi, voluti da chi porta nel cuore Via Piazza Grande, a scoprire la lapide ricoperta dal tricolore della bandiera italiana.
Una scena toccante che rafforza certamente i valori della pace e della memoria. All’orizzonte in un cammino dell’uomo più buono. Ecco il contenuto della lapide a perenne memoria: “Strage di bambini/ A partire dalle ore 13.00/ a causa di gravi lesioni riportate/ per lo scoppio di una bomba/ in Via Piazza Grande/ morirono quattro bambini/ tra gli otto e gli undici anni/ Mario Iacurti/ Tito Iacurti/ Nicolino Pettigrosso/ Mario Ricciardelli/ Il Comune a perenne memoria/ Bonefro 28 agosto 2022/Strage di bambini Luigi Pizzuto Vaccaro e Guadagni.
Dopo la benedizione, il parroco don Luigi si è soffermato sul valore etico, civile e religioso di una lapide che richiama tutti a vivere una nuova stagione, ponendo l’accento sull’importanza del ricordo che viene fuori da una semplice iscrizione oppure da un monumento che ricorda, appunto, le sofferenze delle persone, i comportamenti di chi non rispetta affatto la vita degli altri e non si sente fratello dell’uomo. Il sindaco di Bonefro Nicola Montagano con dovizia ha ricostruito nei dettagli lo svolgimento del triste episodio a pochi passi dal luogo dove inaspettatamente scoppiò una potente mina a causa della manomissione dei ragazzi coinvolti, che, abitualmente, frequentavano Via Piazza Grande. Il primo cittadino ha espresso tutta la sua gratitudine al professore Luigi Pizzuto e a Vaccaro e Guadagni che assieme al Comune di Bonefro, con la sistemazione della lapide monumentale, sono stati i protagonisti di una interessante pagina di storia a favore di una memoria di alto profilo educativo. Il Sindaco ha ringraziato il signor Buscio Domenico proprietario dell’abitazione sulla cui facciata è stata collocata la lapide. Nel salutare i residenti del luogo e i gruppi di bonefrani presenti alla cerimonia, il sindaco Nicola Montagano ha ringraziato infine Giuseppe Blanco per aver redatto con precisione le schede sui quattro bambini, lo scrittore Luigi Pizzuto che con “Scoppio di mine” ha promosso ulteriori approfondimenti storici sulla strage, la maestra Nicolina Montagano che nel 1997, assieme alle colleghe e agli alunni della classe V, Scuola Primaria, ha prodotto un opuscolo interessante contenente nel racconto “Il cuore di una mamma piange sempre” la commovente intervista alla signora Lina. Una arzilla anziana di 94 anni, madre di Mario Iacurti, primo bambino morto tra le sue braccia dopo poco tempo dallo scoppio. Non è venuto meno il ricordo degli scritti di Michele Colabella sulle vittime civili (1943-44). Nell’intervento finale Luigi Pizzuto ha messo in risalto come oggi più che mai sia necessario fare memoria per non dimenticare. Salvaguardando tutte quelle le fonti e in particolare le pietre che ne parlano. La memoria non è solo un deposito di contenuto e di conoscenze. Non è solo il racconto di un passato. E’ certamente qualcosa di superiore. La memoria è la stampella dell’intelligenza. E’ una funzione di alto profilo umano. Senza memoria l’uomo è uno smemorato. Sulla scorta degli eventi passati la memoria ci indica il cammino verso il bello, la gioia di vivere, il rispetto reciproco e il bene comune. Non a caso presso i Greci la dea della memoria è Mnemosine, musa che nasce dall’amore che un popolo ha per la bellezza e per la scienza.
A conclusione della manifestazione infine Luigi Pizzuto ha letto la poesia “Piazza Grande”, dedicata ai quattro bambini, tratta dall’ultimo libro “Poesie a pezzi”. “Mezzogiorno infuocato/ 8 luglio 1944/ i contadini nei campi/ a falciare il grano giallo/ A Bonefro/ nel cuore del paese/ a pochi passi dal castello normanno/ un destino crudele/ spegne le stelle più belle/ con le sue mani/ Una strage avvenuta per gioco/ Lo scoppio di una mina inesplosa/ oscura ogni cosa/ crea un abisso profondo nel vuoto/ Mario Iacurti/ Tito Iacurti/ Mario Ricciardelli/ Nicolino Pettigrosso/ quattro bambini/ dagli otto agli undici anni/ saltano in aria/ per aver tentato/ di aprire una piccola scatola/ che non aveva dentro/ qualcosa da mangiare/ ma solo una micidiale polvere da sparo/ Piazza Grande/ si riempie di urla e di pianti/ diventa il cuore di tutte le mamme/ Tra stracci di nuvole bianche/ prende il volo il coro degli angeli/ Dalle arcate della Fontana della Terra/ esce di corsa San Nicola/ Indossa una preziosa mitria vescovile/ tutta d’oro/ Vibra nell’aria/ un boato di voci silenziose/ A mani giunte/ si mormora una preghiera/ senza canti/ Il Santo Patrono/ è incredulo/ stringe a sé i bimbi sfortunati/ li prende per mano/ vanno a passeggio/ nel giardino più luminoso del Cielo/ tra fiori colorati e profumi/ che non si spengono mai”. Le immagini fotografiche sono di Nicola Ciampanelli, Egidio Cicora e Lucia Bocale.