Sono chiuse da poche ore le procedure che hanno consentito agli imprenditori di manifestare interesse ad investire nell’area di crisi complessa che va da Venafro a Bojano.
È così possibile tarare al meglio gli interventi ed i supporti economici e organizzativi – scrivono dalla Uil – per rendere praticabili gli insediamenti di attività economiche, che facciano ripartire l’economia e offrire opportunità occupazionali. Sembra che le manifestazioni di interesse raccolte da Invitalia siano centinaia, diverse centinaia, molte più di quante anche i più ottimisti si aspettavano. Noi, prosegue la Uil, speravamo su questo buon risultato e confidavamo in questo percorso positivo. Tutto questo, così a caldo, ci insegna diverse cose.
Avevamo ragione noi del sindacato – le parole del sindacato – a puntare su questo strumento per attrarre investitori nel nostro territorio. Siamo passati dal “Molise che non si arrende” (era questo il titolo dell’accordo fra le parti sociali e le amministrazioni locali dell’agosto 2012), al “Molise che prende” con il riconoscimento dell’area di crisi dell’agosto 2015, al “Molise che rende“, oggi che gli imprenditori ritengono interessante venire a investire qui (e una ragione ci sarà pure …).
Occorre ora molto impegno ad esaminare questi atti che, pur non essendo vincolanti né per le imprese né per la Regione, il Mise o Invitalia, devono consentire di capire ‘che aria tira’ e decidere che orientamento dare agli investitori e che modello di sviluppo programmare in quel territorio. Il Sindacato va coinvolto nelle riflessioni e reso partecipe delle decisioni.
I lavoratori bene hanno fatto – conclude la Uil – ad aver fiducia nel Sindacato, nel suo agire volta per volta incoraggiando la Regione, incalzandola quando ci si attardava, spronando altre parti sociali perplesse e arrese, pubblicizzando l’opportunità, impegnando anche i livelli nazionali delle organizzazioni sindacali nel sostenere le istanze del Molise. Con i lavoratori e le popolazioni locali continueremo l’azione di ascolto, di coinvolgimento, di monitoraggio, di proposta sempre ma anche di protesta quando serve.
Strumenti simili sono indispensabili per sostenere territori deboli economicamente e con profondo disagio sociale. Ora, con altrettanta determinazione e immaginazione, occorre infatti concentrarsi sulle opportunità dell’area di crisi non complessa del termolese e dintorni: anche da lì deve passare lo sviluppo dell’intera regione, affrontando anche con questi strumenti i problemi esplosi nel basso Molise come la vicenda zuccherificio.
Poi, certo, i problemi sono molti, le vertenze aperte non si contano, la crisi economica morde e la ripresa da noi proprio non la si vede. Ma assieme, nel sindacato e con il sindacato, possiamo fare molto e dare una vera scossa al nostro territorio.
Il tutto con l’orgoglio e la sfrontatezza di cui siamo capaci nei confronti di coloro che ritengono che ‘il Molise non esiste’, che lo si può smembrare o accorpare all’Abruzzo (e troppi lo fanno …), che siamo soltanto dei piagnoni all’inseguimento di mance clientelari o di assistenzialismo.