L’incontro, avvenuto presso la Sala Conferenze del Parco Tecnologico dell’Istituto di Pozzilli e moderato dal giornalista Alfonso Ruffo, ha visto la partecipazione di esponenti di altissimo rilievo del mondo della Ricerca, dell’Industria, delle Istituzioni territoriali e in ambito sanitario. Alla base l’idea di creazione una rete che possa far incontrare mondo della ricerca e mondo dell’impresa, con la volontà di promuovere e mantenere la competitività del Paese sulle basi dell’innovazione e della ricerca scientifica.
Per questo oggi i rappresentanti delle reti formate da Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, nei settori della Cardiologia, dell’Oncologia e delle Neuroscienze si sono confrontati con gli esponenti di Confindustria, del mondo dell’Università e delle Istituzioni ministeriali al fine di dare un ulteriore impulso al dibattito sulle prospettive di reti che non riguardino solo la biomedicina in senso stretto, ma che puntino ad una innovazione di alto livello che possa generare ricadute su settori molto più ampi.
“Neuromed è un modello. – ha commentato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia – Con esempi come questo dobbiamo fare in modo che la cultura imprenditoriale del Paese vada avanti. Ricerca e industria sono due componenti determinanti. L’industria deve la sua competitività all’innovazione. La contaminazione e il connubio tra questi due mondi sono l’elemento determinante nel futuro dell’industria italiana. Costruendo una cultura delle reti è possibile donare un nuovo corso alla nostra economia; diventando grandi ma restando piccoli. Con questo progetto le aziende si alleano, si aggregano, e costruiscono progetti importanti e competitivi. Occorre per questo una politica fiscale più aggressiva sulle reti. Più positiva. Che dia questa linea di filiera sia orizzontale che verticale, in cui il mondo dei servizi si colleghi al mondo dei prodotti. L’Italia industriale del futuro passa attraverso le reti.”
Il direttore scientifico Neuromed ha sottolineato l’importanza della giornata e dell’interazione tra ricerca scientifica di avanguardia e mondo produttivo. “In Italia – ha detto Luigi Frati – questo sistema sembra quasi osteggiato, che le reti a finanziamento di ricerca pubblico si interfaccino con il mondo della produzione. Quasi fosse un peccato mortale. Mentre nel resto del mondo, come USA, UK, Germania, questa contaminazione è assolutamente favorita. Questo farebbe sì che le reti che stiamo costituendo, favorite dal Ministero della Salute (Neuroscienze, Oncologia, Cardiovascolare, o su temi specifici), abbiano risorse non solo dal pubblico, peraltro sempre più scarse, ma anche dal privato che è interessato all’innovazione tecnologica, quindi a produrre e generare ricchezza e occupazione, volano del benessere di un Paese. Se non si migliora l’interazione tra pubblico e privato non credo che riusciremo a essere competitivi sul piano internazionale. E poi c’è da capire le risorse che sono a disposizione. Il problema vero è far sì che ci possa essere una mobilità maggiore di ricercatori fra i diversi sistemi. Tra ricerca del Ministero della Salute, CNR, Università, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per fare alcuni esempi.”
“Abbiamo bisogno di competenze diverse. – ha affermato Luigi Nicolais, Chief Innovation Officer Neuromed – Dobbiamo accelerare i tempi della ricerca traslazionale vale a dire del trasferimento dei risultati dal laboratorio al paziente e viceversa. È per questo che le reti sono di estrema importanza. Alla base vi è una mentalità che guarda al futuro. Usciamo da un periodo in cui eravamo abituati ciascuno a lavorare nel proprio laboratorio. Finalmente ci siamo accorti che se vogliamo fare qualcosa di veramente utile dobbiamo interagire. Pensiamo alla diagnostica per immagini, che non potrebbe esistere se non avessimo un buon biologo, un buon fisico, un buon matematico che lavorano assieme. Bisogna anche insegnare ai nostri giovani che non esiste l’ora di latino, l’ora di matematica o l’ora di storia. Dovremmo insegnare a discutere di un problema”mettendo insieme tutte le discipline”.