“Giovanna Traboscia (detta Gio’) – scrive Antonio Di Foggia– vive a Pordenone, ma mantiene da sempre un legame intenso con la sua terra di origine, il Molise. Laureata in Materie Letterarie, è stata per moltissimi anni insegnante di Scuola Media, riscuotendo, con pubblico riconoscimento, grandissima simpatia, gratitudine e riconoscenza. Da quando non ha più obblighi lavorativi, disegnare è diventato un bisogno essenziale e imprescindibile. Autodidatta, non ha alle spalle alcuna formazione artistica, e questo rende ancora più originale la sua geografia fantastica. Con il tempo e la pazienza, la magia delle sue combinazioni evoca, ma con un linguaggio pittorico tutto personale, la migliore tradizione della pittura fiamminga. Il colore è il protagonista assoluto delle sue creazioni che, attraverso dettagli ricorrenti, si offrono così profondamente reali, così radicalmente simboliche”.
A parlare è anche la curatrice della mostra, Silvia Valente: “Giò Traboscia si muove in un incantevole ibrido, tra illustrazione e arte, sorvolando leggera i binari di un percorso mai rigido ma che, sovente, sconfina in rinnovate chiavi interpretative della riflessione creativa.
L’interpretazione del reale e la capacità espressiva sono due aspetti nodali dell’arte di Giò Traboscia e si traducono, per mezzo dei suoi lavori, in una esplosione lirica e spirituale, un vortice di colori e forme. La pittura di Giò nasce da un evidente stato dell’animo, è guidata da una spontaneità dei gesti, da un flusso narrativo a tratti inconsapevole che esplodono in atmosfere naif. L’apparente ingenuità dei lavori di Giò nasconde una profondità di senso inaspettata che conferisce alla produzione della pittrice grande spessore e significato. Il risultato è divertente, giocoso, piacevole. Ogni tentativo di spiegazione è, così, azzerato e l’artista si affida a una gestione degli spazi priva di condizionamenti esterni (Babele, Il mio paese, Finestre sul cortile), a immagini che non necessitano di complicanze intellettive ed ostinati simbolismi ma prediligono forme sinuose (Romeo and Juliet, Arbor vitae) e variopinte campiture cromatiche. In generale le opere contemplano un disegno che tende alla definizione dei volumi come dimostrano le stesse figure di Giò che sembrano prive di interazione gravitazionale, tendono apparentemente all’effimero ma, contestualmente, questo non conferisce loro fredda staticità (Il numero perfetto). La mescolanza di questi aspetti definisce, nell’insieme, potenza comunicativa e atmosfera magica”.
La mostra è patrocinata dal Comitato Promotore del Club UNESCO Campobasso e il Presidente Francesco Ruccolo così si esprime a riguardo: “Il C.P. ha da sempre sostenuto attività relative la sfera della cultura e delle arti visive in particolare, un sostegno che mira al potenziamento delle pratiche culturali regionali e, in parallelo, vuole allinearsi ai principi-guida della filosofia UNESCO. L’arte e la cultura rappresentano un volano di sviluppo e sono, ad oggi, validi strumenti e canali comunicativi di principi, messaggi e pensieri propri della collettività. E’ questo un settore di riconosciuto credito internazionale dell’UNESCO come dimostra la strategia individuata a sostegno della promozione della diversità culturale, del dialogo interculturale e di una cultura di pace, uno degli obiettivi primordiali dell’Organizzazione. E’ la stessa Federazione Nazionale a sottolineare quanto segue: i responsabili politici hanno il dovere di tener conto del ruolo della creatività nella pianificazione della politica economica. Le città creative, come le industrie creative, contribuiscono al tessuto sociale di una città in cui la diversità culturale migliora la qualità della vita, rafforzando anche il senso di comunità e aiutando le comunità locali a definire una identità condivisa”.
La mostra resterà aperta dal 5 al 31 dicembre 2014 negli spazi dell’atrio del Palazzo della Provincia di Campobasso in via Roma, con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle 13 e dalle 15,30 alle 18,30.