Oggi, a seguito di una convenzione tra Università Cattolica e Neuromed, la biobanca è giunta dalla Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso al Neuromed di Pozzilli, dove rappresenterà la base su cui potranno essere svolte ulteriori ricerche. Al suo interno sono custoditi 700mila campioni raccolti da tutti i cittadini che, tra il 2005 e il 2010, hanno partecipato alla prima fase del progetto. Grazie alla loro generosità, oggi i ricercatori del Moli-sani possono effettuare analisi di vario tipo, anche genetiche, alla ricerca di nuove strade per capire l’origine delle patologie croniche, i fattori che le favoriscono e quelli che, invece, proteggono da esse.
“Le biobanche – dice Licia Iacoviello, capo laboratorio Neuromed, responsabile del progetto Moli-sani- sono un formidabile strumento di ricerca. E’ per questo che se ne stanno creando in tutto il mondo, e quella del Progetto Moli-sani entra a pieno titolo tra le più grandi e avanzate. Lì dentro c’è la fotografia dei partecipanti. Li abbiamo intervistati, sappiamo cosa mangiano e quali sono le loro abitudini di vita. E, grazie ai campioni conservati, sappiamo quale era la loro situazione di partenza, possiamo conoscere il loro assetto genetico. Questi dati, associati con l’evoluzione della loro salute nel corso del tempo, possono fornire risposte molto importanti”.
“Bisogna considerare – aggiunge – Maria Benedetta Donati, ricercatrice Neuromed – che molte ricerche sono state già condotte grazie ai campioni conservati nella Moli-bank. I dati raccolti sono anche entrati in diversi studi internazionali che stanno delineando il futuro delle ricerche in settori della medicina, quali l’obesità e il diabete”.
Dal punto di vista tecnico, la biobanca del Moli-sani è costituita da cinque crio-contenitori al cui interno, immerso in azoto liquido a 196 gradi sotto zero, un sistema che potremmo definire di scatole cinesi contiene 28 campioni di ciascun partecipante al progetto. Tutto il sistema di immagazzinamento è duplicato. Per ogni partecipante esiste infatti una doppia serie di 14 campioni, e le due serie sono custodite, per sicurezza, in due contenitori differenti. In questo modo anche l’evento più catastrofico (per quanto improbabile), cioè la perdita di un intero contenitore, non avrà effetti negativi: nessun partecipante sarà andato perduto. L’azoto liquido, indispensabile per il raffreddamento costante, viene continuamente tenuto sotto controllo da un sistema elettronico capace di diffondere diversi tipi di allarme ai ricercatori responsabili della banca biologica ed ai tecnici dell’azienda responsabile della gestione.
Il materiale biologico rappresenta anche qualcosa di molto delicato dal punto di vista della protezione dei dati personali. In quei contenitori, infatti, vi sono anche le cellule del sangue da cui è possibile estrarre il DNA. E’ per questo che il nome della persona e qualsiasi altra informazione che possa portare alla sua identificazione non compaiono mai. Ciò che appare è solo un numero. Un codice decifrabile solo dal responsabile dello studio Moli-sani e da una sua persona di fiducia (entrambi tenuti al segreto professionale). Naturalmente anche il cittadino partecipante può accedere a questo codice, ma solo per quanto riguarda i propri campioni. Tutto il lavoro di ricerca successivo, quindi, viene fatto su campioni assolutamente anonimi. I nomi dei partecipanti al Moli-sani rimangono invece custoditi in un computer separato, sotto la protezione di una cifratura a 128 bit, la stessa usata per le più avanzate protezioni bancarie.
“Da oggi questo tesoro è custodito qui al Neuromed – conclude Erberto Melaragno, presidente dell’Istituto di Ricerca molisano – Il regalo che il Molise ha dato alla ricerca internazionale. Non saranno mai abbastanza le parole per ringraziare la generosità dei cittadini di questa regione”.