In una nota stampa la delegata alla comunicazione del neonato Comitato, Claudia Mistichelli, ex portavoce del movimento Noi Con Salvini ed attuale portavoce comunale di Alleanza Nazionale, aveva spiegato come la ristrutturazione del palazzo fosse finalizzata a “un numero elevato di migranti in una zona popolosa e popolare”, dove tra l’altro è già presente la Casa egli Angeli.
Con una nota recante in calce la firma della Mistichelli il Comitato chiedeva al sindaco e al prefetto di bloccare l’apertura del centro. La risposta da Palazzo San Giorgio non si è fatta attendere.
Dal Municipio, infatti, tengono a specificare che da quanto è dato sapere la Prefettura “non ha mai vagliato, né ha mai avuto contezza di qualsivoglia istanza di apertura di Cas in via Piave”.
Dai dati forniti dal Comune, emerge che a fronte di una disponibilità di 528 posti, nei centri di accoglienza della città di Campobasso sono presenti 500 migranti, cui si aggiungono i 30 migranti ospiti degli Sprar del capoluogo ed i minori stranieri non accompagnati.
In prospettiva e in accordo con la Prefettura ci sarebbe, inoltre, un programma per “depotenziare numericamente l’accoglienza straordinaria a vantaggio del circuito Sprar” gestito per l’appunto dai Comuni.
Da Palazzo San Giorgio anche un giudizio di valore su chi fa “leva sulla paura e sulle difficoltà che in questo momento, per questioni contingenti, si stanno vivendo in tutto il Paese”.
Intanto, sulla questione il clima della città di Campobasso sembra infuocato e anche gli ultimi episodi di cronaca non aiutano ad avere una visione meno critica sul fenomeno, in una regione tra le più accoglienti d’Italia, dove la questione sta interessando anche il territorio dell’entroterra basso molisano, alle prese con la complicata faccenda dell’apertura del centro rimpatri volontari nel villaggio, costruito all’indomani del sisma, a San Giuliano di Puglia.