Applausi scroscianti per un’iniziativa di spessore che lascia il segno nel campo culturale della nostra regione. Il testo si configura come uno scrigno di sapere che, con le sue tante voci dialettali recuperate, consente di ricostruire la storia di un contesto locale alquanto vivace che si perde tra le pieghe del tempo. L’evento culturale è stato patrocinato dal Comune di Colletorto e dall’Associazione Culturale “La Coccinella”. In pieno centro cittadino, in una magnifica serata sotto le stelle, ha moderato gli interventi il prof. Fabrizio Occhionero, giornalista e attento conoscitore delle tradizioni molisane. Ha fatto gli onori di casa Camilla Di Rocco, presidente dell’Associazione Culturale “La Coccinella”, da tempo impegnata a valorizzare iniziative di questo tipo tese ad arricchire la cultura locale. Il sindaco Mimmo Mele, nel salutare i numerosi presenti, ha apprezzato molto il valore del dizionario dialettale, perché consente di rafforzare un’identità comunitaria ricca di voci e modi di dire che hanno tanto da insegnare, sicuramente ai più giovani e a tutte le fasce sociali. Dopo i saluti di rito, spazio agli interventi degli studiosi, per entrare nel merito dei contenuti culturali di un’opera che consegna agli scaffali delle biblioteche le voci più belle di un patrimonio linguistico vivace e preziosissimo, dove ognuno può rileggere la cultura del proprio paese. Il professor Luigi Pizzuto, studioso delle tematiche storiche e linguistiche dell’area, è entrato nel merito dell’opera, sottolineando il valore straordinario che il dialetto ha a livello comunicativo, in quanto consente a tutti di dialogare non solo col proprio paese, ma anche con chi non c’è più. Si tratta, è stato precisato, di una pubblicazione ricca e simpatica nella sua articolazione lessicale, che ha richiesto una lunga attività di ricerca, insomma “una vita di lavoro”, come ha affermato l’autore. Il vocabolario è stato pubblicato dall’Editrice Lampo di Campobasso. Pertanto un ringraziamento di cuore a Gino e Giovanna per la loro storica professionalità nel campo tipografico. Il testo è costituito da 467 pagine e da oltre quindicimila parole. Si presenta come uno scrigno di sapere vivacissimo, altamente professionale, ricco di tante perle espressive e note letterarie che colpiscono e danno non poche indicazioni ai giovani ricercatori. Il vocabolario è una piccola biblioteca, interessante e preziosissima, ha precisato il prof. Luigi Pizzuto, dove è possibile rileggere il lungo cammino di vita di una piccola comunità nel campo della lingua dei parlanti, nel campo della vita familiare e relazionale e, con abbastanza precisione, anche in una dimensione geostorica nel momento in cui tantissime voci espressive si riferiscono a luoghi ben precisi e a fatti realmente accaduti. Nel vocabolario di Ubaldo Spina c’è la lingua del cuore e la vita più profonda dell’io e di ogni famiglia, è stato sottolineato. C’è il racconto delle proprie radici e della propria realtà di appartenenza. Se il testo si legge attentamente si percepiscono i valori di ieri legati alla persona. Sempre attuali. Si avverte il valore dell’incontro, dello stare assieme, la voglia di parlare per raccontare e socializzare come si faceva una volta davanti alla propria abitazione e negli spazi di vita comunitaria. C’è la voce della memoria piena di vitalità, custodita con orgoglio e dignità dagli anziani, volta a mettere in disparte ogni forma di nichilismo esistenziale che abbrutisce la vita umana. C’è il canto dell’amore. Non manca quello del sacrificio. Il dialetto, con le sue espressioni simpatiche, curiose e intelligenti, celebra questo mondo di vita scomparso, fortemente aperto ai bisogni degli altri, e presente con forti note emotive nella memoria dei nostri emigranti. Le tante parole del dizionario, tradotte con il linguaggio fonetico internazionale, fabbricano, pertanto, progressivamente l’identità più genuina della piccola comunità molisana. Fortemente richiamano, così, a rientrare nel paese di appartenenza, dove, nonostante le difficoltà, è possibile vivere una vita reale e di qualità. Nel dizionario c’è l’orgoglio delle proprie radici che riconducono ad una vita semplice, piena di emozioni e decisamente reale. C’è un ventaglio di sensibilissime emozioni che hanno voglia di non spegnersi mai. Da qui nasce l’importanza della lingua del cuore, come sostiene Erri De Luca: “Chi smette di usare il dialetto rinuncia ad un grado di intimità col proprio mondo e ne stabilisce le distanze”. La lingua dialettale abbraccia e declina nei dettagli ogni evento o dato reale partendo dalla cultura classica. Nel dizionario ragionato si spiegano così le tante note, i detti, i proverbi, le frasi traslate, i paradigmi e i tanti elementi etimo-fraseologici. Il preside prof. Antonio Mucciaccio, nel corso del suo intervento, ha spiegato le voci più curiose di questo mondo perduto legato allo spirito di ieri delle famiglie colletortesi. Soffermandosi, con la sua lunga dissertazione, sul toponimo più antico del paese: Collis Fortis seu Collis Tortus, e sulla presenza di tante maestranze napoletane che ai tempi dell’illustre Marchese Bartolomeo Rota hanno contribuito allo sviluppo urbano, contaminando e arricchendo non poche espressioni di lingua locale. Sul piano etimologico ha spiegato le origini latine, greche, arabe, osche e napoletane di non poche parole che, appunto, il vocabolario sistema brillantemente, a perenne memoria, negli scaffali delle cultura per strapparle all’oblio imperante dei tempi attuali. A conclusione dell’iniziativa, l’autore ha spiegato le sue modalità di ricerca privilegiando prima di ogni cosa la parola impastata da influenze millenarie. Il dialetto è la lingua della sincerità, ha precisato con chiarezza, è un tratto distintivo che rafforza la propria identità, che ci fa sentire parte di un’unica famiglia di cui rappresenta l’eredità. Parafrasando Pasolini si può dire che chi parla il dialetto è padrone della sua realtà. Per parlare la lingua della propria realtà bisogna conoscere dunque il dialetto. Il vocabolario di Ubaldo Spina è lo strumento più efficace che adesso ha a disposizione ogni colletortese per ristabilire un rapporto venuto meno con il proprio paese. Al preside Antonio Mucciaccio, originario di Colletorto, per il suo continuo impegno culturale, nell’occasione gli è stata consegnata una targa ricordo con la seguente iscrizione. “Al preside Antonio Mucciaccio, vivace vulcano di sapere, intellettuale creativo, valente storico, ottimo divulgatore, protagonista nella vita culturale della regione Molise. Grazie per aver portato sempre nel cuore e con passione la storia colletortese”.