A Montagano, alla festa della Federazione PD del Molise centrale, un monologo teatrale potentissimo di Giuseppe Semeraro, aveva come tema quello dell'”acqua democratica”. Parlava del 1941 e del riscatto di un pezzo della Sicilia grazie al lavoro e al mutare dei luoghi determinato dalla costruzione prima e dall’uso poi dell’acqua di una diga. Protagonisti due personaggi che per arrivare a questo obiettivo, promuovono uno ‘sciopero al contrario’, cioè essendo disoccupati iniziano a lavorare, e per questo vengono processati e condannati. Ebbene, lo stesso pathos, la stessa passione e la stessa iniziativa occorrerebbe oggi per Occhito. L’ho detto ieri sera e lo ripeto oggi. Perché’?
Il 4 settembre 2019 la disponibilità dell’invaso di Occhito era di 131.544.440 metri cubi. Un anno dopo, il 4 settembre 2020 di 58.870.160 metri cubi. L’acqua di Occhito continua ad essere convogliata nella Capitanata pugliese, e di questo passo, entro 15 giorni al massimo, si rischia di arrivare al di sotto della quota minima di acqua disponibile.
“Questo rischia di compromettere l’ecosistema e di aggravare, ancora di più, la crisi idrica. Addirittura, si teme che l’acqua non sia più sufficiente nemmeno per spegnere gli incendi che, come ogni anno stanno devastando centinaia di ettari di vegetazione, mettendo a rischio anche le abitazioni e le aziende agricole – si legge nella nota di Fanelli – Per questo bisognerebbe intervenire subito, attivando un confronto con il Consorzio della Capitanata, chiedendo lumi e qualora i “conti non tornano”, agendo di conseguenza.
Piuttosto che pensare a congiungere Occhito e Liscione per convogliare l'”acqua in eccesso” (badate bene!), che è stato l’unica cosa attenzionata da Toma su questo tema, si pensi a intervenire su questa emorragia!
Chiediamo e chiederemo conto in Consiglio. Chiederemo al Presidente Toma cosa sta facendo per risolvere questi problemi. Se ne è accorto che tutti gli invasi artificiali del Molise sono quasi vuoti? È in contatto costante con il Consorzio della Capitanata? Sta vigilando sulla captazione da Occhito alla Puglia a tutela dei nostri interessi e delle regole? E ancora, sta verificando se si possono predisporre progetti da finanziare con il recovery fund per dragare, mettere in sicurezza le dighe e manutenere tutte le reti? Nel riparto nazionale che fra i Ministeri è stato ipotizzato sui fondi europei, circa due miliardi, infatti, saranno destinati al miglioramento delle infrastrutture per le risorse idriche. E se ora chiediamo lumi al Presidente, rischiamo essere accusati di populismo, come ha fatto di recente in risposta al nostro appello a svegliarsi? Nel frattempo, l’unico progetto che risulta presentato a Roma riguarda la diga di Arcichiaro, che serve principalmente l’Abruzzo, cui si dovrebbe aggiungere un miglioramento delle condotte del Matese verso la piana di Bojano. Ma anche questo dato andrebbe verificato ufficialmente. E soprattutto implementato con nuovi studi e progettazioni per interventi di miglioramento della nostra capacità e sicurezza idrica. Interi paesi sono con i rubinetti a secco, mentre nessuno da via Genova spende pubblicamente una parola per far comprendere di aver ben chiara la gravità della crisi idrica che stiamo vivendo e, soprattutto, di stare lavorando alle attese opere di miglioramento per la conservazione e la distribuzione dell’acqua. Per fortuna, pare che l’Assessorato competente è informato e stia cercando soluzioni. Siamo fiduciosi che sia così. E invitiamo tuttavia il Presidente ad occuparsene, perché la situazione è così grave da richiedere un impegno e un intervento ai massimi livelli.
Grazie alla enorme mole di fondi in arrivo con il recovery fund, ora o mai più, il Molise può, dopo decenni, migliorare la condizione degli invasi di Occhito e del Liscione. A patto, però, che si presentino le necessarie progettazioni e che si riesca a farle inserire nella lista delle opere da finanziare, sulla scorta di un rapporto costante e pressante con il Governo ed i Ministeri interessati. Senza attendere la manna dal cielo, senza perdere ulteriore tempo, senza accusare le opposizioni nel tentativo di nascondere le proprie incapacità tecniche, ma soprattutto politiche.
Chiediamo e chiederemo conto in Consiglio. Chiederemo al Presidente Toma cosa sta facendo per risolvere questi problemi. Se ne è accorto che tutti gli invasi artificiali del Molise sono quasi vuoti? È in contatto costante con il Consorzio della Capitanata? Sta vigilando sulla captazione da Occhito alla Puglia a tutela dei nostri interessi e delle regole? E ancora, sta verificando se si possono predisporre progetti da finanziare con il recovery fund per dragare, mettere in sicurezza le dighe e manutenere tutte le reti? Nel riparto nazionale che fra i Ministeri è stato ipotizzato sui fondi europei, circa due miliardi, infatti, saranno destinati al miglioramento delle infrastrutture per le risorse idriche. E se ora chiediamo lumi al Presidente, rischiamo essere accusati di populismo, come ha fatto di recente in risposta al nostro appello a svegliarsi? Nel frattempo, l’unico progetto che risulta presentato a Roma riguarda la diga di Arcichiaro, che serve principalmente l’Abruzzo, cui si dovrebbe aggiungere un miglioramento delle condotte del Matese verso la piana di Bojano. Ma anche questo dato andrebbe verificato ufficialmente. E soprattutto implementato con nuovi studi e progettazioni per interventi di miglioramento della nostra capacità e sicurezza idrica. Interi paesi sono con i rubinetti a secco, mentre nessuno da via Genova spende pubblicamente una parola per far comprendere di aver ben chiara la gravità della crisi idrica che stiamo vivendo e, soprattutto, di stare lavorando alle attese opere di miglioramento per la conservazione e la distribuzione dell’acqua. Per fortuna, pare che l’Assessorato competente è informato e stia cercando soluzioni. Siamo fiduciosi che sia così. E invitiamo tuttavia il Presidente ad occuparsene, perché la situazione è così grave da richiedere un impegno e un intervento ai massimi livelli.
Grazie alla enorme mole di fondi in arrivo con il recovery fund, ora o mai più, il Molise può, dopo decenni, migliorare la condizione degli invasi di Occhito e del Liscione. A patto, però, che si presentino le necessarie progettazioni e che si riesca a farle inserire nella lista delle opere da finanziare, sulla scorta di un rapporto costante e pressante con il Governo ed i Ministeri interessati. Senza attendere la manna dal cielo, senza perdere ulteriore tempo, senza accusare le opposizioni nel tentativo di nascondere le proprie incapacità tecniche, ma soprattutto politiche.
Noi, da parte nostra, al pari del finanziamento per la progettazione del raddoppio della Bifernina, da tempo abbiamo attivato tutti i canali politici nazionali, per informare Roma dei grandi problemi idrici di cui soffre la nostra regione e tentare di reperire i finanziamenti necessari.
Per noi l'”acqua democratica” (così viene definita nel monologo di Semeraro) era e resta la priorità assoluta dell’agenda politica. Invitiamo tutte le forze politiche che la vedono come noi, le associazioni, le amministrazioni a mobilitarsi e far sentire la loro voce. Lo ‘sciopero al contrario’ del 2020 è l’attivismo civico, la mobilitazione diretta in un contesto sociale dove si vive spesso solo di finta indignazione. Iniziamo insieme un percorso di lotte per l”acqua democratica”.