«È una Pasqua atipica quella che ci accingiamo a celebrare, quasi surreale, come quasi surreali sono stati tutti questi giorni in cui il distanziamento sociale ci ha costretti a mutare radicalmente le abitudini, proiettandoci in una realtà che mai e poi mai avremmo potuto immaginare se non in una sceneggiatura cinematografica.
Ci siamo resi conto che le certezze acquisite negli anni sono venute meno e che i modelli di vita che hanno scandito il nostro tempo, a livello globale, hanno mostrato la loro vulnerabilità.
Abbiamo conosciuto la paura – non dobbiamo avere remore a pronunciare questa parola, perché essa è naturalmente connaturata in ciascuno di noi quando si trova di fronte ad una situazione di pericolo – ma siamo riusciti a dominarla con l’arma della corretta informazione, della conoscenza e della coesione sociale.
Abbiamo sofferto l’angoscia dell’isolamento, abbiamo rinunciato a vedere parenti, amici, persone care con i quali siamo rimasti in contatto grazie alle moderne tecnologie, nella certezza che, prima o poi, torneremo a stringerci la mano e ad abbracciarci.
Abbiamo rivalutato la grande opportunità di lavorare dalla propria dimora attraverso il lavoro agile, per quanto ci manchino quei rapporti umani che sono importantissimi sui luoghi di lavoro.
Abbiamo dato più attenzione ai nostri figli, passando più tempo con loro e apprezzando quanto sia grande la famiglia e cosa rappresenti per ciascuno di noi.
Siamo rimasti sconvolti e addolorati per le migliaia di vite che questa terribile pandemia ha falcidiato, portandoci via, soprattutto, una generazione che ha fatto il Molise e l’Italia, alla quale dobbiamo il nostro benessere.
Non c’eravamo accorti che in mezzo a noi ci sono tanti piccoli grandi eroi che, al momento del bisogno, non hanno esitato a scendere in campo con grande e illimitato altruismo: medici, infermieri, personale sanitario, farmacisti, sindaci, amministratori, Protezione civile, Forze dell’ordine, Croce rossa, Caritas, associazioni no profit, giornalisti, dipendenti di uffici pubblici e privati operanti in servizi essenziali, addetti alla grande e piccola distribuzione alimentare. Sono i nostri angeli, quelli che non ci hanno abbandonato e ci consentono di andare avanti, sia pure a fronte di una ridotta normalità. Una mission, per molti di loro, pagata a duro prezzo con la vita. Noi non dovremo mai dimenticare quello che hanno fatto e che stanno continuando a fare per noi: onore a loro!
Abbiamo riscoperto il valore della fratellanza in una straordinaria gara di solidarietà a sostegno delle fasce più deboli della società e come siano importanti le cose semplici della nostra esistenza, quelle che il ritmo frenetico della vita ci aveva quasi fatto dimenticare.
Abbiamo compreso quanto sia fragile e fondamentale il nostro rapporto con l’ambiente e il mondo della natura, nei confronti dei quali, troppo spesso, abbiamo avuto e abbiamo comportamenti di soverchiante predominio.
Pasqua significa passaggio. E quello che stiamo vivendo è un momento epocale di transizione, trascorso il quale i potenti della Terra dovranno scegliere – come ci ha ricordato il Santo Padre, il 27 marzo scorso, da un Piazza San Pietro incredibilmente vuota – “che cosa conta e che cosa passa” e, dunque, quali cambiamenti necessari dovremo porre in essere per una rinascita sociale, economica e culturale.
A voi, care molisane e cari molisani, gli auguri per una Pasqua di fiducia e incoraggiamento. Distanti, ma uniti».
Il messaggio istituzionale che il presidente della Regione, Donato Toma, ha inteso rivolgere ai suoi corregionali in occasione della Pasqua.