Da sperimentale a ordinario. Se ne parla da tanto, ora sta diventando realtà anche per causa di forza maggiore. Stiamo parlando dello smart working, detto in parole povere del lavoro cosiddetto agile, che può fare a meno dei vincoli del vecchio modello lavorativo.
In pratica, è una nuova filosofia manageriale che mira a restituire ai lavoratori flessibilità e autonomia nella gestione degli spazi e degli orari. Molte imprese, sia pubbliche che private, lo hanno adottato e ne fanno un cavallo di battaglia, altre sono un po‟ indietro ma devono adeguarsi al più presto.
In questo particolare momento in cui l‟Italia deve fermarsi in diversi ambiti per via dell‟emergenza Coronavirus, lo smart working diventa una presenza fondamentale per non mandare in tilt le pubbliche amministrazioni in primis ma anche le aziende. Nel decreto emanato dal Presidente del Consiglio il 4 marzo, la misura da suggerimento si trasforma in obbligo proprio per le amministrazioni pubbliche, chiamate a mettere a punto ogni sforzo per consentire alle persone di gestire la propria sfera personale e il posto di lavoro.
Il Centro Servizi di Confcooperative Molise promuove e ha già applicato lo smart working, ritenuto uno “strumento che tutela i lavoratori, specie nel periodo che stiamo vivendo”. Non si tratta di semplice telelavoro, come qualcuno lo definisce, quanto della ridefinizione del lavoro in vista del raggiungimento del risultato attraverso obiettivi fissati dal dirigente. Diversi studi approfonditi spiegano che nella maggior parte dei casi la produttività aumenta.
Nella circolare n. 1/2020 del Ministero si specifica anche che “in caso di insufficienza informatica da parte dell‟amministrazione, si potrà comunque attuare il lavoro flessibile nel caso in cui il dipendente sia disponibile a utilizzare propri dispositivi”.
Inoltre, si dà la possibilità di “adottare soluzione cloud per agevolare l'”accesso condiviso dei dipendenti a dati e documenti, oltre che l‟uso dello strumento della videoconferenza”. Lavorare da casa, insomma, può e deve essere possibile.
Confcooperative Molise lancia un messaggio di “accortezza, rispetto delle regole da seguire in questa fase della diffusione del coronavirus e di attenersi a quanto detto da Governo ed esperti ma senza allarmismi o psicosi che sono soltanto controproducenti. Dunque, una corretta applicazione delle norme igieniche e sociali disposte che però non stravolgano le abitudini giornaliere delle persone”. E allo stesso tempo sono state sospese tutte le iniziative in corso che potevano in qualche modo limitare le azioni di contrasto alla diffusione del Covid-19.
Lavarsi spesso le mani, arieggiare i luoghi chiusi, evitare abbracci e strette di mano, starnutire o tossire in un fazzoletto o nel gomito. Regole igienico-sanitarie necessarie che possono fare la differenza se utilizzate da tutti. Ma non si può non sottolineare l’impatto economico negativo che si abbatte e si abbatterà sull‟Italia. Confcooperative nazionale, assieme alle Federazioni, sta monitorando i provvedimenti, cercando di raccogliere le istanze che giungono dalle imprese.
C’è un tema, in particolare, che sta a cuore a Confcooperative Molise: quello della gestione dei figli dei dipendenti, che non andranno a scuola in tutta Italia fino al 15 marzo per decisione del Governo. Si sta pensando di trovare strumenti per tenerli con sé sul luogo del lavoro ma servono provvedimenti ad hoc per incassare l’ok.