Dopo la vittoria conseguita con l’annullamento della delibera di giunta regionale istitutiva dell’Egam e dei successivi decreti di commissariamento, disposte dal Tar Molise con le sentenze n. 5 e 6 del 2017, si apre un nuovo contenzioso istituzionale e giurisdizionale tra i Comuni e la Regione Molise, con i primi sulle barricate per contrastare quello che viene definito un “atto di forza da parte della Regione che ha innescato, per la seconda volta, un grave conflitto istituzionale a danno degli enti locali e della popolazione”.
I Comuni contestano, infatti, i decreti di commissariamento del Presidente della Regione per l’adesione forzata all’Egam: un atto, a dire dei sindaci ricorrenti, che viola l’autonomia costituzionale degli stessi Comuni, i quali avevano ritualmente scelto, coinvolgendo i consigli comunali e per essi i cittadini, di non aderire all’istituendo Ente di Governo in quanto illegittimamente costituito.
In particolare, secondo i Comuni, la Regione non ha previsto i costi gestionali di funzionamento dell’Ente e, elemento ancor più grave, non ha dettato gli indirizzi per garantire la futura gestione autonoma da parte degli stessi comuni. Un modo, questo, per indurre i comuni ad aderire all’Egam al “buio”, sia rispetto all’impatto finanziario che per il successivo affidamento del servizio ad un gestore unico.
Per questi motivi, i Comuni di Campodipietra, Civitanova del Sannio, Pietrabbondante, Belmonte del Sannio, Roccamandolfi, Acquaviva d’Isernia, Campochiaro e Agnone hanno dato mandato agli avvocati Giuseppe Ruta, Margherita Zezza e Massimo Romano, che avevano già assistito i comuni nella prima fase che aveva visto accogliere i loro ricorsi da parte del Tar Molise, per tutelare anche in questa fase le loro ragioni e quelle delle comunità rappresentate.
Il Commissariamento, infatti, è il primo atto di un processo inesorabile di svuotamento dell’autonomia dei Comuni nella gestione del servizio idrico: poi toccherà alle reti infrastrutturali, che si imporrà di cedere all’Egam gratuitamente e poi l’affidamento del servizio ad un gestore unico che, temiamo, non potrà che essere un operatore economico privato visto che il procedimento di costituzione della società in house, previsto dalla legge come mera possibilità, è ancora fermo al palo e nessuno ne ha più parlato.