“I detenuti della Casa di reclusione di Campobasso ringraziano la popolazione della città di Campobasso, in particolare l’assessore allo Sport della Regione Molise, Carmelo Parpiglia. Il quale, venuto a conoscenza, tramite una nostra missiva, che le attrezzature e i materiali sportivi, data l’usura, erano ormai inutilizzabili, con solerzia, senso di responsabilità e con la forza del suo mandato istituzionale, ha fatto sì che noi potessimo ricevere nuovo materiale sportivo”. Questo è il testo della lettera che questa mattina, martedì 6 febbraio 2018, è stata letta e consegnata al consigliere regionale con delega allo Sport, Carmelo Parpiglia, da un gruppo di detenuti della Casa di reclusione di via Cavour.
Accompagnato dal Direttore della struttura Mario Silla e dalla dottoressa Daniela Brancaleoni, responsabile Area educativa, Parpiglia ha potuto incontrare i detenuti che avevano inviato la richiesta di sostegno. “Ho parlato con alcuni detenuti che necessitavano di un momento di condivisione oltre che di palloni, manubri e altro materiale per svolgere correttamente attività sportiva nella palestra e sui campi di calcetto. Un intervento semplice ma ritengo importante visto che è anche grazie allo sport che è possibile moderare i livelli di stress e aggressività dovuti alla detenzione e aggregare per uno scopo comune persone e gruppi eterogenei provenienti da contesti ambientali e storie differenti. E’ stata un’esperienza formativa anche per me – ha proseguito Parpiglia – oltre che l’ulteriore certificazione di quanto si possa fare attraverso lo sport e il movimento”.
Il Direttore della Casa di reclusione, Mario Silla, aggiunge: “Il dialogo tra le istituzioni è fondamentale per la nostra attività. Abbiamo costantemente bisogno di sostegno da parte dei nostri interlocutori. Non sempre riscontriamo questa sensibilità: in questo luogo si potrebbe fare anche altro se avessimo persone pronte ad ascoltarci. Ringrazio quindi il consigliere Parpiglia per quanto ha fatto e farà. Spero infatti che questo possa essere solo il primo incontro all’interno di una struttura che vista dall’interno – ha concluso – non è il ‘mostro’ che appare da fuori”.