Il nuovo Consiglio regionale della Federazione Medici di Medicina Generale del Molise (FIMMG) ha rinnovato le cariche regionali per il prossimo quadriennio. Sono risultati eletti all’unanimità: segretario generale regionale Antonio Tartaglione; vice-segretario regionale vicario Peppino Licursi e vice-segretario regionale e segretario amministrativo Salvatore Giuliano.
La FIMMG, il più importante sindacato nazionale della Medicina generale, è anche il sindacato regionale più rappresentativo per medici di famiglia, medici di continuità assistenziale, e medici del 118.
Il medico Antonio Tartaglione, che da 37 anni svolge l’attività di medico di famiglia a Monteroduni, è stato confermato Segretario generale regionale.
“Il compito che attende me e tutto il sindacato nei prossimi anni è molto impegnativo – ha affermato Antonio Tartaglione – In modo sempre più evidente, si registrano le conseguenze di una situazione che ha visto ridurre le prestazioni erogate dai presidi ospedalieri e, nel contempo, non ha ancora visto concludere il progetto di realizzazione di strutture intermedie di cure territoriali. Ospedali di comunità, Case della salute, strutture capaci di assorbire sul territorio la maggiore domanda di assistenza sanitaria e sociale, non sono ancora a regime e necessitano del contributo essenziale della medicina generale per esserlo. La medicina generale ha registrato negli ultimi anni in tutti i suoi settori, medici di famiglia, guardia medica e 118, un costante aumento del carico di lavoro e la necessità di dare una risposta ad una cittadinanza sempre più in sofferenza anche dal punto di vista finanziario. Nel contempo sui medici di famiglia si sono riversati in questi ultimi anni compiti burocratici sempre più pesanti. Chiunque frequenti l’ambulatorio del proprio medico di famiglia si rende conto di quanto tempo assorbano gli impegni burocratici. La compilazione di schede, moduli, l’informatizzazione di ogni atto, sta uccidendo, nei nostri studi, l’attività clinica. Eppure è solo dal potenziamento di questa che può nascere una risposta al fabbisogno di buona sanità che viene dai cittadini. Il medico di famiglia deve allontanarsi dal ruolo di “impiegato del Servizio sanitario” e deve essere sempre più il primo presidio clinico sul territorio. Senza il filtro della medicina di famiglia, non c’è Casa della salute, Ospedale di comunità, Pronto soccorso, che tenga. E attenzione a non ridurre la presenza capillare degli studi di medicina generale o delle sedi di guardia medica sul territorio con l’illusione che possa essere surrogata dalle strutture intermedie. Ben vengano strutture come le Case della salute ma attenzione a non importare modelli di organizzazione sanitaria pensati per territori molto diversi dal nostro. Circola in questi giorni una proposta della regione di chiusura di 23 sedi di Guardia medica.
Non si possono chiudere gli ambulatori e le sedi di Guardia medica, capillarmente distribuiti in tutti i comuni molisani anche i più piccoli, quelli che hanno già perso scuole, uffici postali, caserme, per accentrare medici e servizi in strutture meno prossimali che porterebbero ancora di più alla perdita di contatto tra popolazione e medici di medicina generale. Si creerebbe un problema in più, soprattutto per gli anziani, i malati cronici e le fasce socialmente più fragili della popolazione, senza rispondere all’esigenza di alleggerire il carico di lavoro negli ospedali e soprattutto senza ridurre l’afflusso nei Pronto soccorso.
Gli spazi per la prevenzione, che insieme alla cura e alla riabilitazione, erano i pilastri su cui è stato costruito il SSN nel 1978, si stanno riducendo sempre più. I pesanti ticket sugli esami diagnostici, l’esclusione di un numero sempre maggiore di farmaci dalla rimborsabilità, spinge un numero sempre più elevato di persone a privarsi di controlli e terapie se non assolutamente necessari. Un controllo di routine, esami del sangue, elettrocardiogramma, qualche visita specialistica, un’ecografia, costa più di 200 euro di ticket. Un disoccupato, senza alcun reddito, che non abbia mai lavorato, è soggetto al ticket sanitario. Un nucleo familiare deve pagare il ticket se un suo componente ha un rapporto di lavoro qualsiasi, anche part time, per poche centinaia di euro al mese. E così paga il ticket un pensionato, anche al minimo, che non abbia compiuto almeno 60 anni.
Per contribuire a migliorare tutto il sistema di cure territoriali, è altresì prioritario costruire una Rete informatica regionale seria ed efficiente che colleghi tutti i medici di famiglia tra di loro, con la continuità assistenziale, con il 118, con i pronto-soccorso, con gli ambulatori del Distretto sanitario, con le Case della salute. Solo partendo da questa si potranno pensare forme più complesse di integrazione tra medicina generale, specialisti ambulatoriali, personale infermieristico, operatori sociali e anche settori dell’ospedale. Se il Fascicolo Sanitario che si sta istituendo nella nostra regione va in questa direzione ben venga, ma, se sarà solo l’ennesimo aggravio burocratico inutile e deleterio, ci troveremo di fronte ad un altro bluff che servirà solo a diminuire ulteriormente l’attività clinica.
Per una sanità regionale migliore è arrivato il momento di fare meno progetti e tirare fuori le risorse che in parte già ci sono, eliminando sprechi e inappropriatezze per troppo tempo incrementate e tollerate, e ridistribuendo sul territorio le risorse recuperate con il drastico taglio delle strutture ospedaliere. La sfida – ha concluso Antonio Tartaglione – è difficile ma io ci sarò, tutta la FIMMG Molise ci sarà. Pronti, come sempre a collaborare responsabilmente per un servizio sanitario regionale efficiente e rispondente alle esigenze di salute dei cittadini molisani”.