Una proposta concreta di riprogrammazione della funzione creditizia in Molise e più in generale nel Mezzogiorno d’Italia. E’ la sfida che il Presidente Cotugno ha lanciato per arrestare la “fuga” delle filiali di importanti Istituti di Credito presenti sul nostro territorio.
Sottolineando i programmi di sviluppo industriale e delle PMI, il presidente Cotugno ha intenso sollecitare l’importanza di evitare lo smembramento bancario che in questi mesi sta interessando la nostra regione.
“La Regione Molise è destinataria dell’Accordo di programma del 27 luglio 2017 – ricorda il presidente Cotugno – con il quale Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dello Sviluppo Economico, Agenzia Nazionale per le Politiche del Lavoro, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Regione Molise e Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A., hanno approvato e promosso il “Progetto di riconversione e riqualificazione industriale per l’area di crisi industriale complessa di Venafro-Bojano-Campochiaro. Tale accordo è finalizzato alla salvaguardia e consolidamento delle imprese dell’area di crisi industriale complessa, e all’attrazione di nuove iniziative imprenditoriali e al reimpiego dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro. Si tratta di un impegno notevole che la nostra Regione ha perseguito con grande determinazione nell’intento di rilanciare l’economia molisana” sottolinea il presidente Cotugno “un impegno che prevede e necessita di una rete solida, che va dalle istituzioni nazionali a quelle locali, dai sindacati alle imprese. Una rete che, come recita la stessa presentazione che Invitalia ha realizzato per l’Accordo di programma, necessita soprattutto di un network del credito: poiché nessuna impresa, men che meno in un territorio disagiato come il nostro, può pensare di promuovere investimenti piccoli o grandi senza poter contare su un’adeguata leva finanziaria. E proprio questa consapevolezza, per me vitale provenendo io dal mondo dell’impresa – continua Cotugno – mi spinge oggi a interrogare tutti i protagonisti del tessuto produttivo regionale, pubblici e privati, relativamente alle politiche di riorganizzazione e ristrutturazione che i principali istituti di credito nazionali stanno adottando. Pur non essendo prerogativa delle istituzioni politiche indagare o sindacare le scelte di singole aziende, la funzione creditizia, come stabilito dall’articolo 47 della Costituzione, costituisce un segmento dell’economia talmente sensibile da richiedere ogni sorta di controllo pubblico, non solo in termini tecnico-contabili, ma anche politici. Considerati gli sforzi sin qui compiuti per ottenere l’Accordo di programma sull’Area di crisi complessa, ritengo indifferibile promuovere un confronto pubblico sulla politica del credito che gli istituti e banche nazionali e locali intendono promuovere all’interno del nostro territorio e, più in generale, nel nostro Mezzogiorno.
La crisi di questi ultimi anni ha portato all’assorbimento delle maggiori banche del Mezzogiorno da parte di quelle del Nord, facendo venire meno i più importanti centri decisionali finanziari locali del Meridione d’Italia.
“In una realtà, come quella italiana, in cui la struttura economica è caratterizzata dalla piccola e media impresa, dove sono ancora pochissime le imprese quotate in borsa, le filiali locali delle banche sono spesso le uniche realtà cui gli imprenditori possono rivolgersi per soddisfare le loro esigenze di finanziamento esterno. Il processo di consolidamento bancario in atto ha comportato, invece, una drastica riduzione di banche con sede amministrativa nel Sud e in particolare in Molise, chiusura di sportelli, decentramento ed accorpamento decisionale, focalizzazione del business sempre più verso il nord. A dicembre 2016, 161 banche risultavano avere la sede amministrativa nel Mezzogiorno, su un totale di 604 banche operanti in Italia. Nel 2017 il Sud ha registrato un ulteriore decremento nell’ordine del 15%. Rivolgendo l’attenzione sul nostro Molise, la situazione è ancor più grave. Basti pensare che: UNICREDIT ha eliminato il centro imprese e corporate di CAMPOBASSO chiudendo quello del Molise e accorpandolo con l’Abruzzo; MPS ha eliminato il centro imprese e corporate di CAMPOBASSO chiudendo quello del Molise e accorpandolo con il LAZIO, stabilendo addirittura la chiusura della filiale di Venafro i cui rapporti di conto corrente passeranno (di default) a Cassino e non ad Isernia; EX BANCA ETRURIA, assorbita da UBI BANCA, ha deciso di chiudere nel Molise quasi tutti gli sportelli, considerando già più che sufficienti quelli UBI BANCA. Emerge, quindi, un quadro nel complesso allarmante per le prospettive di sviluppo del Molise. L’unico dato incontrovertibile è questo: se oggi possiamo dire che alcuni settori stanno recuperando in maniera vigorosa, lo si deve allo spirito sano e caparbio di imprenditori che, nonostante la crisi, non hanno tirato i remi in barca ma hanno saputo trovare la forza per rinnovarsi, innovare, fare formazione e aggredire nuovi mercati con i loro prodotti di eccellenza, senza piangersi addosso ma rimettendo in discussione spesso i vantaggi ottenuti in passato. Ma questi “imprenditori coraggiosi” hanno potuto ottenere importanti risultati grazie al supporto di uomini e donne di grande competenza e professionalità che fino a ieri – in qualità di gestori corporate, direttori di filiale, assistenti di sportello – svolgevano un ruolo determinate di trasmissione. Oggi questo volano viene a mancare, mettendo a rischio il giusto rapporto tra banca e territorio, proprio oggi. A queste politiche miopi sento il dovere di ribellarmi, come imprenditore e come uomo delle istituzioni, auspicando una profonda inversione di tendenza che veda piuttosto nel 2018 un incremento degli affidamenti in Molise a sostegno della ripresa economica e degli investimenti privati”.