Prevenzione e nuove cure per i tumori, momento di confronto alla Chiesa Sant’Antonio di Campobasso

Una importante partecipazione all’incontro promosso dalla Fondazione Giovanni Paolo II a Campobasso  in collaborazione con l’Associazione Amici della Cattolica del Molise nei locali della Parrocchia di S.Antonio di Padova lo scorso 13 dicembre. Abbiamo intervistato il professor Carmelo Pozzo relatore dell’evento e Direttore dell’UOC di Oncologia Generale della Fondazione “Giovanni Paolo II”.

Professor Pozzo, una domanda che forse può sembrare banale, ma che cosa e’ un tumore?
E’ una domanda a cui è difficile dare una risposta precisa ed esaustiva.  In genere si dice che la cellula impazzisce ed in parte è vero, ma in realtà si tratta di un fenomeno più complesso e, pur se i progressi della medicina e della biologia sono stati veramente enormi negli ultimi decenni, in gran parte ancora poco conosciuto. In effetti non si può parlare di un’unica malattia chiamata cancro, ma di diversi tipi di malattie, che hanno cause diverse e distinte, che colpiscono organi e tessuti differenti. Esistono però alcune proprietà e caratteristiche che accomunano tutti i tumori, e che consentono di mettere in atto una serie di strategie diagnostiche e terapeutiche comuni  per le varie forme di neoplasia. La cellule tumorale è una cellula uguale a tutte le altre del nostro organismo ma che improvvisamente perde alcune delle proprietà che la contraddistinguevano e ne assume nuovamente delle altre che aveva perso differenziandosi in un particolare tessuto e tra queste quella di replicarsi indefinitamente fuori da ogni regola.

La prevenzione resta la strategia più efficace?

SI infatti … una buona prevenzione, insieme a una diagnosi precoce, costituiscono ancora oggi l’unica vera arma vincente contro i tumori. Oltre la metà dei tumori vengono purtroppo diagnosticati  in una fase avanzata e la diagnosi precoce spesso non è possibile o è estremamente complicata.  Mentre la prevenzione primaria cerca di evitare l’insorgenza del cancro, per esempio attraverso interventi sugli stili di vita o sull’ambiente, gli screening rientrano nella cosiddetta prevenzione secondaria, che mira a individuare la malattia quando è più facilmente curabile.

Quali sono i sintomi di un tumore?
Nello stadio iniziale purtroppo il cancro non da, in genere, segni della sua presenza e il paziente è totalmente asintomatico. Riuscire a effettuare una diagnosi in tale stadio può aumentare moltissimo la possibilità di guarigione definitiva dalla malattia.  Possiamo quindi dire che uno screening riguarda una persona sana o ritenuta tale. Uno screening deve anche avere alcune caratteristiche peculiari, deve essere sicuro, accettabile in termini di rischio per il paziente e la popolazione (es. eccesso di esami rx), attendibile (sensibilità e specificità, falsi positivi e falsi negativi) e infine deve avere un costo sostenibile per la collettività.  Per raggiungere questo obiettivo gli screening hanno precise regole: rivolgersi alle popolazioni a maggior rischio (fasce di età, aree geografiche, attività lavorative etc).

 

Come si può curare un tumore?
Ogni tumore solido o del sangue richiede un approccio diverso e, spesso, anche tempi di cura diversi, in rapporto  allo stadio (resecabile, localmente avanzato, metastatico), al tipo istologico (tumori ematologici, tumori solidi, tumori guaribili con la sola terapia medica etc). Per quelli solidi, per esempio, non è detto che una forma disseminata sia sempre più grave di una localizzata. Basta pensare ad alcuni tumori, come quello del testicolo, che rispondono bene alle chemioterapie e che possono guarire completamente anche se talvolta hanno già dato luogo a metastasi. Altri, invece, come alcuni tumori cerebrali, possono essere unici e localizzati, eppure molto pericolosi. Si parla di guarigione in genere dopo un congruo periodo libero da recidive, che per convenzione è indicato in 5 anni, anche se ciò non è valido per tutte le neoplasie (es. tumore mammario o prostatico). In molti casi l’obiettivo selle cure non può essere la guarigione definitiva ma un controllo il più prolungato possibile della malattia e dei sintomi ad essa correlati. Molto spesso, dopo una risposta alle varie terapie, il tumore può riprendere a crescere o recidivare localmente a distanza e per tale motive le varie possibilità di cura sono impiegate in sequenza nel modo ottimale, sino a che, purtroppo la malattia diviene resistente ai farmaci antitumorali ed è possibile solo una terapia di supporto e delle complicanze.

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