“Se la protesta dei sindaci contro il progetto del centro rimpatri è legittima e sacrosanta, per l’impatto devastante che una simile struttura avrebbe sul tessuto sociale di un territorio, quello dell’area del cratere sismico, scarsamente popolato e privo delle infrastrutture e dei servizi necessari per la gestione ottimale del centro, è pur vero che la soluzione proposta, ossia l’attivazione di progetti Sprar per 250 immigrati nei comuni molisani, non è assolutamente praticabile”. Così Agostino Di Giacomo, responsabile locale di CasaPound Italia, in una nota.
“Anzitutto – prosegue Di Giacomo – gli ospiti degli Sprar sarebbero richiedenti asilo, dunque soggetti differenti da quelli del centro rimpatri, struttura destinata ad ospitare momentaneamente chi si è vista definitivamente respingere la domanda di asilo. Inoltre, il Molise ha già da tempo superato ogni capacità di accoglienza, con una quota di immigrati ospiti dei centri d’accoglienza quattro volte superiore alla media nazionale, e questo nonostante la nostra sia la Regione più piccola tra quelle a statuto ordinario, ed in assoluto una delle più povere e carenti di servizi. Per prendere coscienza di quali siano gli effetti di questo fenomeno ormai fuori controllo, basta aprire le pagine dei quotidiani molisani, pieni di notizie di episodi di criminalità con protagonisti immigrati, o anche solo farsi un giro in orario serale in aree quali la stazione ferroviaria di Isernia, ormai vera e propria zona franca popolata da immigrati dediti allo spaccio di droga”.
“A fronte di questo scenario – conclude – sarebbe opportuno che i sindaci chiarissero da che parte stanno, se da quella dei cittadini molisani esasperati da una immigrazione fuori controllo, o da quella dei pochi privati e cooperative che lucrano sui lauti finanziamenti destinati alla gestione dell’accoglienza. La soluzione all’emergenza immigrazione in Molise non può venire dall’apertura di nuovi centri, indipendentemente dalle dimensioni e dalla tipologia, ma dalla chiusura di quelli già esistenti”.