La consigliera di parità Giuditta Lembo esprime soddisfazione per l’elezione di una donna a Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Molise.
“Una professionista – scrive Giuditta Lembo in una nota stampa – che sicuramente attenzionerà durante il suo mandato anche alcune questioni come quella relativa al genere. Il ruolo dei mezzi di comunicazione svolgono un ruolo importantissimo: se è vero che essi sono il racconto della società, è altrettanto vero che ne prefigurano i modelli di riferimento per l’immaginario collettivo, sedimentando quotidianamente i modelli vincenti anche per le nuove generazioni. Occorre affermare con chiarezza che non vi sono regole che tengano se non si riesce ad avviare un nuovo corso culturale. Sui modelli di riferimento e, soprattutto, sulla loro percezione, occorre ricostruire quanto gli stereotipi dilaganti stanno lentamente ma inesorabilmente distruggendo: la capacità di crescita individuale, la possibilità di credere che il successo per ciascuno di noi sia dietro l’angolo a patto di impegnarsi e meritarlo. Merito e successo: è necessario riagganciare questo stesso binomio- afferma la Lembo- Il medesimo che, in tempi non lontani, ha contribuito fortemente alla ricostruzione e allo sviluppo economico dell‟Italia nel secondo dopoguerra, lo stesso binomio che è la base di ogni società che vuole e riesce a crescere, senza il quale il nostro Paese rischia di spegnere la forza motrice delle persone e con essa ogni realistica possibilità di ripresa. Ma vi è un flusso gigantesco di stimoli, di immagini che le diverse piattaforme mediali irrorano nelle nostre percezioni ogni giorno, ogni secondo, con una potenza in aumento in via esponenziale per il diffondersi delle innovazioni tecnologiche. La nostra dieta mediatica – prosegue la Consigliera- è densa di stereotipi conclamati, di un tipo monotematico di femminilità ridotta ad orpello, di apologie attorno a rapidi successi fin troppo facilmente perseguiti. E’ diventato inaccettabile il divario tra mondo mediatico e reale, specie se riferito alla realtà femminile, in una spirale che sempre più lascia da soli i deboli. Guardarsi allo specchio e non ritrovarsi nelle vittoriose figurine vincenti, o almeno propinate dai media come tali, può essere deleterio per molti ma è fatale specie per chi non ha ancora sviluppato un equilibrio maturo. Proporre come “normale” lo stereotipo della donna uguale alla cornicetta ornamentale, non è un problema delle donne: è una diminutio che riguarda tutta la società e la sua crescita culturale. Non vi sono “quote” o altri interventi che tengano per riparare i danni culturali provocati da una visione distorta della realtà femminile. Altra questione – prosegue Giuditta Lembo- sono anche le molte notizie che escludono le donne: le trascurano nel discorso, ignorano il loro punto di vista, non le intervistano, le omettono nelle immagini. L’agenda dell’informazione continua, da un lato, a privilegiare tematiche come l’economia e la politica storicamente dominate dagli uomini, riconoscendo raramente il contributo ivi portato dalla donne, e, dall’altro, a trascurare i settori a maggior presenza femminile, come l’educazione, la cura. Le donne fanno notizia soprattutto come soggetti “deboli”, vittime di violenza, oppure come celebrity, avvantaggiate in tal caso dall’estetica dei loro corpi, di solito affascinanti e seducenti. Faticano invece a superare la soglia di notiziabilità come professioniste, competenti, esperte, opinion leader e anche quando sono presenti nell’informazione, spesso rimangono nascoste dietro l’anonimato anagrafico (manca il cognome) o professionale (manca la loro professione, competenza, expertise, sebbene sia rilevante ai fini della notizia). Sfidare gli stereotipi di genere significa impegnarsi attivamente per un’informazione che rovesci i luoghi comuni sulle donne (e gli uomini) in relazione alle loro caratteristiche, ai loro ambiti di conoscenza, di competenza e così via. Molte ricerche – continua la Consigliera – però dimostrano che gli stereotipi più frequenti e diffusi non sono quelli palesi, ma quelli sottili contenuti in parole, testi e immagini che veicolano, spesso involontariamente, una visione della società statica, vecchia, patriarcale. Sfidare gli stereotipi richiede dunque anche un attento lavoro di revisione critica dell’informazione giornalistica, che faccia attenzione a numerosi elementi in gioco. Dare voce alla prospettiva femminile significa ricorrere alle donne come fonti di notizia e di sapere, consentendo al “punto di vista delle donne” di esprimersi, non solo e non tanto per una questione di giustizia sociale, quanto per una questione di opportunità: l’opportunità di dar voce a un punto di vista nuovo e potenzialmente innovativo, e perché ciò avvenga, i mezzi d’informazione possono essere un efficace strumento per approfondire la conoscenza sulla condizione delle donne e diffonderla al grande pubblico, soprattutto alle giovani generazioni, spesso inconsapevoli.
Ma per “un altro genere” d’informazione non basta evitare gli stereotipi, occorre sfidarli: con parole che respingano la deferenza al potere maschile e mettano in luce le conquiste delle donne, specie nei settori tradizionalmente presidiati dagli uomini, con immagini e ritratti di donne moderne o quella che ritrae più spesso donne in politica e uomini papà, per esempio. Spesso l’informazione è una “finestra sul mondo” dai vetri così sporchi da non lasciare intravedere che in modo offuscato la realtà che vi sta dietro. Qualunque sia la grandezza della finestra (ovvero che si tratti d’informazione locale, nazionale o internazionale), al di là di essa, c’è sicuramente qualche donna degna di far notizia dato che le donne costituiscono, qualsiasi sia il contesto di riferimento, circa la metà della popolazione! Bilanciare le fonti è importante per dare voce e visibilità alle donne e non trasmettere l’idea che le donne siano passive spettatrici della vita di un paese. Dare voce alla prospettiva femminile dare spazio alle donne, come fonti di notizia, può essere l’occasione di fornire un punto di vista diverso, innovativo e originale all’informazione, quantomeno perché per lungo tempo ha prevalso la prospettiva maschile! Raccontare la condizione femminile, vuol dire far luce su tutte quelle forme di disuguaglianza e di discriminazione che ancora riguardano molte donne in Italia, così come in altri paesi del mondo, ponendo un freno al progresso civile, sociale ed economico dell’umanità.
Questo per dire che dare cittadinanza alle donne nel mondo del lavoro, non è fare un favore alle donne ma al paese, vuol dire avere famiglie meno esposte al tasso di povertà. Inoltre, con la presenza delle donne ai vertici possiamo avere una chance in più, sempre se queste donne antepongano a se stesse il bene comune. Ricordo –conclude la Consigliera Giuditta Lembo – una intervista in cui una giornalista chiedeva a Emma Bonino: “Siamo alla solita domanda, cambiare la realtà o lucidare lo specchio?” e la Bonino rispondeva: “Tutt`e due, cambiare l`esistente si deve e questa lotta ci sia sempre viatica e compagna. Non si deve invece implorare rispetto, ma prendere in mano la propria vita, anche perché l`unica ancora a cui aggrapparci siamo noi stesse”.
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