Un nuovo libro che parla del Molise arricchisce da settimane le vetrine delle librerie regionali e non solo. Parliamo di “Uomo cervo, fate, folletti e altri essere fantastici del Molise”, il nuovo volume pensato per bambini e ragazzi che fa parte della collana 147 – Mostro che parla ideata e curata da Teresa Porcella per Telos Edizioni.
Sono proprio quegli esseri mostruosi e leggendari che possono incutere timore nei più piccoli, ma anche nei grandi, ad essere i protagonisti di questo libro scritto da Stefania Di Mella e Laura Fanelli che ne ha curato le illustrazioni. Se all’invito ad andare in libreria si unisce anche la voglia di conoscere le tradizioni popolari, allora si può parlare di un progetto ben pensato.
Accessibilità e originalità sono le parole chiave di “Uomo cervo, fate, folletti”: il libro può essere anche ascoltato grazie ad un audiolibro letto dall’autrice, quindi alla portata di tutte le esigenze e l’unicità delle illustrazioni riporta ad un immaginario non lontano dalla vita quotidiana di provincia, pensando a mostri e folletti che si aggirano per i vicoli dei piccoli borghi.
“Uomo cervo, fate, folletti” è un volume pensato per i più giovani, ma ciò non toglie che possa essere letto anche dagli adulti. La tradizione non ha età e conoscerla e tramandarla è un modo per mantenere viva la cultura popolare. Come sostiene l’autrice, Stefania Di Mella, il Molise è una terra che, più di altre, ci tiene alla tradizione e forse il rischio che queste storie possano scomparire vale di meno. “Ma è necessario – aggiunge – che i bambini se ne possono appropriare a modo loro e, magari, essere loro a raccontare la tradizione agli adulti”.
Il divario generazionale non deve spegnere la fiamma della conoscenza e, spiega Stefania Di Mella, “la vera differenza tra lo scrivere libri che possano essere letti da un pubblico di lettori adulti e libri per ragazzi, è che devi considerare di più il lettore. C’è da considerare che chi legge non ha lo stesso bagaglio di esperienza e devi tener conto di un lettore che non è assolutamente un lettore meno brillante o meno intelligente, ha solo vissuto meno esperienze che lo possono aiutare a filtrare quello che legge. Allo stesso tempo però è un lettore estremamente interessato e interessante e anche severo, per cui non vuole annoiarsi, le storie devono avere ritmo. Ecco, c’è bisogno di una la lingua che generi curiosità”.
Per raccontare storie fantastiche non basta solo il testo: la collana “Mostro che parla” di cui fa parte questo volume nasce con l’idea di dare estrema importanza alle illustrazioni. Un lavoro che crea connubio tra realtà e immaginazione, dove i luoghi reali del Molise si uniscono alla fantasia. La mano originale e il lavoro di illustrazione presente nel libro porta la firma di Laura Fanelli, per lei: “non c’è una vera differenza tra un pubblico di adulti e un pubblico di bambini. Quello che faccio è immedesimarsi nel testo. Sono io la prima a mettermi nei panni dei ragazzini, con i miei ricordi. Sì, Il mio lavoro è quello di immedesimarmi nei testi aiutandomi con la sguardo da bambina”.
Dunque, un lavoro a due mani, una collaborazione di due professioniste lontane fisicamente dalla terra di origine, ma accomunate dalla volontà di donare al Molise un volume dal valore tradizionale e simbolico. Fondamentale lo scambio di informazioni tra le due autrici del libro, il lavoro scritto è stato completato con le illustrazioni ed ogni fonte possibile è stata consultata per avere maggior informazioni sulle storie da raccontare.
Ogni dettaglio è riassunto in uno schema finale che si trova alla fine di ogni racconto, un modo per memorizzare o (per chi le conosce per la prima volta) scoprire la vita e la storia di streghe, animali e folletti. I ricordi di infanzia delle autrici si mescolano con le tradizioni tramandate negli anni, tanto che le storie fantastiche vengono raccontare in chiave contemporanea, ma senza tralasciare quell’aura di magia che accompagna ogni aneddoto. Le illustrazioni, infatti, come afferma Laura Fanelli, “sono ispirate a racconti sì legati alla realtà, ma comunque fantastici, quindi io li interpreto dal mio punto di vista. Ad esempio, per il “ciarallo”, sono stata io a spingere ad inserire questa figura. L’estate scorsa delle persone care mi hanno portata a visitare Montenero e il cimitero dove c’è la tomba del “ciarallo” e per il personaggio ho cercato di ricreare il suo volto, non in modo preciso, ma ispirarmi anche alle foto che avevo visto. Ci sono dei dettagli che non possono essere colti da altri lettori che non conoscono la mia realtà, però ci sono tanti aneddoti dietro ogni disegno, con cose che avevo immaginato e cose vere.”
Una collaborazione entusiasmante legata all’amore nei confronti del Molise; un affetto contrastato dalle difficoltà che una realtà poco vivace dal punto di vista culturale ha portato professionisti del settore a lasciare la propria terra per vivere in luoghi dove la quotidianità legata a tutto ciò che riguarda il libro e la lettura è molto sviluppata.
Tuttavia, le difficoltà aiutano anche ad alimentare la sfida di poter credere ancora che i progetti culturali, come “Uomo cervo, fare, folletti”, possano aumentare la conoscenza e far apprezzare il passato, vedendo la tradizione non solo dal punto di vista del ricordo, ma dal valore culturale e sociale. “L’idea di contribuire ad arricchire la proposta che viene fatta in particolare ai bambini, mi rende felice” dice Stefania Di Mella; significanti, a conclusione, anche le parole di Laura Fanelli: “Ho sempre voglia di scoprire il Molise non da turista, ma collaborando e creare relazioni, amicizie. Sempre di più vorrei sentirmi in diritto di portare qualcosa di mio, non solo da visitatrice. Questa terra la amo e la sento mia, lì ho le mie radici. C’è sempre un dibattitto tra quello che si fa e quello che si potrebbe fare. Soprattutto noi giovani dovremmo apportare le nostre capacità per non lamentarci di quello che non c’è. La mia relazione con il Molise è sicuro di amore e a volte un po’ di tristezza, però sono sempre molto positiva.”
Federica Prezioso