CRISTINA SALVATORE
È stato inaugurato, nella sala consiliare di Palazzo San Giorgio a Campobasso, il Centro di Studi e Ricerca della tradizione e della canzone popolare molisana “Lino Tabasso”, intitolato all’indimenticabile musicista e compositore molisano di adozione.
Per ricordare la figura dell’eclettico padre, è intervenuto il suo unico figlio, il giornalista molisano di fama internazionale, Giuseppe Tabasso, accolto dai presenti in sala con enorme e sentito affetto.
Lino Tabasso ha lasciato alla città di Campobasso un patrimonio immateriale composto da musiche e canzoni rimaste nella memoria di tutti per intere generazioni.
Il Centro di Studi e Ricerca avrà come scopo unico quello di unire le varie associazioni, che da sempre si occupano di canzoni e cultura popolare, per conservare e tramandare la tradizione nel nome di una continuità da tenere in vita per le generazioni future.
In ricordo del musicista Tabasso, e del ruolo da lui svolto per la canzone popolare molisana, parole di profonda stima sono arrivate dalla presidentessa del gruppo folcloristico “La Polifonica Monforte”, Rosa Socci, che da sempre porta avanti la storia della tradizione cittadina con passione e determinazione.
“La figura del maestro Tabasso – ha chiosato la Socci – è legata alla musica vera, quella importante. E parla chi nel folclore c’è cresciuta. Lino è stato tutto quello che il Molise ancora canta e recita. È un onore avere qui l’unico figlio del maestro, il giornalista Giuseppe Tabasso. Ci auguriamo che finalmente Campobasso abbia il cammino più semplice per tutto quello che riguarda lo studio della tradizione popolare molisana. Come capoluogo tocca a noi percorrere ed indicare questa strada. Siamo del parere – ha concluso – che l’università debba occuparsi anche della tradizione campobassana che ha degli autori molto importanti”.
Con la voce rotta dall’emozione, il giornalista Giuseppe Tabasso ha di seguito ricordato la figura paterna e il grande patrimonio lasciato alla storia e alla tradizione molisana.
“Mio padre è riuscito a dare a Campobasso una cultura musicale – l’intervento del giornalista – e l’istituzione di questo centro di ricerche, intitolato a lui, ne è testimonianza. Sono onorato anche se resto l’indiretto benefattore di questo lascito le cui canzoni sono sulla bocca di tutti, anche dei molisani all’estero. Ha scritto di tutto, persino alcune musiche su versi di Fred Bongusto. Conosciuto ai più come autore di canzoni popolari – ha concluso –, in realtà era un musicista poliedrico, pianista, arrangiatore, compositore e direttore d’orchestra”.
Tabasso si è poi definito “un molisano a circolazione extracorporea”, “un allogeno che abita a Roma ma vive per il suo Molise”.
Un guerriero contro l’obsolescenza della memoria storica locale per la quale si è battuto varie volte in campo giornalistico.
“Quando il conservatorio fu intitolato a Perosi – ha raccontato Tabasso –, grande musicista per carità, non potevo non pensare che si trattasse di un sacerdote piemontese che in Molise non ha mai messo piede. Ai tempi governava la Democrazia Cristiana e per ingraziarsi la Chiesa intitolarono il conservatorio ad un sacerdote. Perché non intitolarlo al grande critico d’arte Adriano Lualdi, di Larino? E perché non intitolare – ha continuato – il convitto Mario Pagano a Vincenzo Cuoco? È così che le memorie storiche locali si ravvivano. Non riesco a capire perché il Palazzo della Cultura, ad esempio, si chiami ‘ex Gil’. Ma che significa? Sembra il nome di un detersivo”.
Il racconto è proseguito ricordando il lavoro del padre, quando nel 1924 gli fu conferita la cittadinanza onoraria la cui motivazione – e qui la commozione del giornalista è stata dirompente – diceva “lo ringraziamo per aver fatto cantare, suonare, ballare, divertire e commuovere alcune generazioni di molisani”.
Lino Tabasso era un professionista che passava le giornate a leggere e a scrivere spartiti, consapevole di avere un dovere, quello di rispettare il pubblico, e sé stesso, esercitandosi fino agli ultimi giorni della sua vita.
Il sindaco di Campobasso, Antonio Battista, ha sottolineato, nel corso dell’evento, quanto sia importante il lavoro di squadra per moltiplicare il valore di ciò che viene realizzato.
“Le tradizioni popolari della nostra terra – le parole del sindaco – vanno usate nel modo dovuto, con orgoglio e dignità. Tutti i soggetti che possono dare un maggior significato alla tradizione si trovano all’interno del Centro Studi, per lavorare insieme con lo stesso fine”.
L’assessora alla Cultura del Comune di Campobasso, Emma de Capoa, ha infine ribadito quanto, in una società come quella attuale, percorsa da profonda crisi di valori, diventi importante attivare un percorso di conservazione e promozione della identità culturale molisana, “salvando e custodendo gelosamente tradizioni che hanno guidato i valori della nostra terra”.