Il dramma dell’insegnamento s’infittisce ancora di più per tutti coloro che coltivano da sempre questo sogno. Oltre agli anni di precariato e ai continui investimenti in corsi di specializzazione, come i 24 Cfu e Master vari, il Tfa sostegno 2019 appare l’ultima spiaggia per il ‘posto fisso’.
I dati ufficiali trasmessi per questo concorso, che non offre garanzie di cattedra ma permette di acquisire solo il titolo alle nomine di supplenza sul sostegno e la partecipazione a futuri concorsi a tempo indeterminato, lasciano riflettere su una selezione con costi ‘elitari’ non accessibili a tutti.
Al via ieri, 15 aprile 2019, le prove ufficiali per sostenere la preselezione del Tfa Sostegno. Ogni candidato ha dovuto pagare ben 150 euro all’Ateneo di riferimento solo per la preselezione. Se consideriamo che l’Unimol è nella rosa delle università più gettonate anche da aspiranti fuori regione con ben 5.052 domande pervenute, ci rendiamo conto che solo l’Ateneo molisano incasserà una cifra da capogiro pari a 757.800 euro.
E’ una sorta di giungla dell’insegnamento se consideriamo che all’Unimol ci sono in questi 2 giorni di prove, ben 5.052 aspiranti docenti per soli 370 posti disponibili. Un numero davvero sconfortante. Il dato dei 370 va, inoltre, dilazionato tra 70 posti per l’Infanzia a fronte di 446 aspiranti, 100 per la Primaria con 573 domande pervenute e 200 per la Secondaria di I e II grado dove ci sono ben 1332 candidati per il I grado e 2701 per il II grado.
Coloro che, con studio e un pizzico di fortuna, riusciranno a superare la selezione, dovranno sostenere un altro costo esorbitante: il corso di specializzazione ha una spesa di oltre 3 mila euro a persona se si considera che per il Tfa Sostegno non vi è nessun contributo statale.
L’Ateneo molisano è stato uno dei più gettonati, dopo la Suor Orsola Benincasa di Napoli, con 10 mila domande, l’Università di Cassino con 7 mila domande, Macerata con 6 mila domande, Foggia e Bari con 5400/5200.
In Molise, in questi 2 giorni, ci sono ben 5052 ‘sognatori docenti’ anche provenienti da fuori regione, senza considerare tutti quelli rimasti a casa perché impossibilitati a partecipare per gli alti costi del corso di specializzazione o perché semplicemente demotivati dalla ‘giungla dell’insegnamento’.
MARIA CRISTINA GIOVANNITTI