GIUSEPPE FORMATO
Il libro del giornalista Enzo Luongo, “Il Molise non esiste – Pensieri sparsi tra citazioni, satira social, politica, giornali e tv”, è stato l’antipasto, un gustoso stuzzichino, prova documentale che la ventesima regione d’Italia, la più bistrattata, riesce sempre a ritagliarsi il suo spazio. Contro tutti e contro chiunque.
Prima il libro del collega Luongo, poi l’eccezionale ondata di maltempo. Un colpo di coda arrivato direttamente da Madre Natura, che evidentemente non ha gradito che, per certificare l’esistenza del Molise, ci avesse dovuto pensare un giornalista, peraltro molisano doc. Anche se quest’ultima affermazione è smentita dalla sua carta d’identità. Antonio e Nicolina, infatti, per evitare di avere un figlio nato nella terra che non esiste, decisero di affidarsi a un luogo miracoloso: San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia. A pochi chilometri dal Molise, ma non in Molise.
Tornando a noi, dunque, quindici giorni dopo la presentazione del libro del molisano non nato sul territorio, ecco il Molise stretto nella morsa di un’ondata di gelo, arrivata direttamente dalla Siberia, che per giungere fin qui, su quel fazzoletto di terra “che volge a Oriente”, ha dovuto attraversare Urali, Russia e Penisola Balcanica.
Madre Natura, evidentemente, offesa, perché Luongo non l’avesse citata nel suo libro, si è scatenata. “Renzi, che tra l’altro oggi è un semplice cittadino, sì e io no?”, avrà sussurrato tra sé e sé, prima di soffiare il vento in testa ai molisani. E, così, la vendetta è stata dura per tutti coloro che, dimorando nella terra “che volge (sempre) a Oriente”, accecati dalla rabbia degli ultimi quattro giorni vissuti (per chi ha potuto) nelle proprie case. Vere, di cemento armato, e anche calde. Almeno le abitazioni esistono nel “Molise che non esiste” e su questo non c’è dubbio, considerando che hanno fatto da scudo per tutti i molisani, provati da temperature che non si registravano da decenni (seppur sembri, per la teoria della non esistenza del Molise, che non ci siano tracce in tal senso).
Prefazione ‘Cum Finis’ dello scrittore campobassano Adelchi Battista, a tracciare i confini del testo e della regione che non esiste, istruzioni per l’utilizzo del libro a cura (sempre) del molisano non nato in Molise.
Un lavoro davvero originale, lungimirante e che, in 130 pagine racchiude l’Italia intera, quella di coloro che oggi fanno, ognuno secondo le proprie capacità e mezzi a disposizione, comunicazione: quella ufficiale dei giornalisti e quella social dei cittadini.
Dichiarazioni politiche, post social, dichiarazioni televisive, articoli e titoli di carta stampata e web, addirittura una norma costituzionale, la Carta fondamentale su cui si regge il nostro ordinamento.
Una raccolta di un anno, il 2016, durante il quale il tormentone ‘Il Molise non esiste’ ha spopolato, conferendo alla ventesima regione d’Italia una pubblicità, a volte positiva, altre negativa, che, forse, non aveva ricevuto, sin dalla sua costituzione, dal 27 dicembre 1963, da tutti gli assessorati al Turismo dei vari enti territoriali e anche dagli organismi creati ad hoc, quei carrozzoni politici, come lo fu l’Ept. Leggasi per Ente Provinciale per il Turismo, deputati a far conoscere la regione che non esiste.
Una pubblicità gratuita per il Molise, raccolta da Enzo Luongo durante un anno intero, in un libro da sfogliare e leggere, per far capire che il Molise, per fortuna, esiste ed è anche vivo e vegeto. Se tutti ne parlano, qualcosa vorrà dire. E questo è il vero significato del libro di Luongo: il Molise esiste perché in tanti ne parlano, seppur con accezioni non sempre positive.
Un libro titolato con una negazione, che in questo contesto sa di accezione positiva, concreta.
Trentacinque capitoli che racchiudono, sostanzialmente, una Italia che ha parlato tanto del Molise. E i molisani non possono che ringraziare chi ha contribuito a far sviluppare la leggenda del Molise che non esiste.
Luongo è stato abile a inserire nel libro, e di questo ne sono grati coloro che sono diventati i protagonisti del testo, semplici cittadini, studenti, lavoratori, politici, tra i cui i vari leader Renzi, Grillo, comici locali e di fama nazionale, testate giornalistiche a gittata internazionale e quelle molisane, con i relativi cronisti, accostati per l’occasione dall’argomento comune, donne, giovani, anziani. E chi più ne ha più ne metta.
Il popolo internauta, quello televisivo, quello della strada (per chi ancora la frequenta, sempre più attratti dalla tecnologia) sono diventati i protagonisti di un libro, che resterà nella storia editoriale del Molise, al pari di quelli che, nei decenni, ne hanno raccontato il territorio, le sue città e la popolazione.
Uno spaccato anche questo. Moderno, leggero, sempre attuale. E che contribuisce a regalare notorietà al ‘Molise che non esiste’. Stessa faccia della medaglia di un Molise che, al contrario, è sulla bocca di tutti. E, dunque, non può che essere una realtà.
A meno che anche Enzo Luongo non si fosse inventato tutto: protagonisti del testo compresi.
A conclusione di questa recensione ‘sui generis’ un breve estratto di alcune tra le citazioni più simpatiche: “Il cardinale Bertone ha un appartamento grande come il Molise” (Luciana Littizetto); “Sei sei la Toscana puoi anche andare in Cina a dire: «Vieni da noi». Ma se sei il Molise non puoi fare campagna turistica all’estero!” (Matteo Renzi); “Io La 7 non me la cago proprio. Pensa che sul telecomando la tengo memorizzata al numero 39, dopo Telemolise” (Checco Zalone a Maurizio Crozza); “- Scusi, se un papà porta qui in Molise il figlio in vacanza…? – È un coglione” (dal film Sole a Catinelle); “De Niro vuole trasferirsi in Molise? Non sa che il Molise lo ha già comprato Trump” (Fiorello); “Mentre voi continuate a scrivere che Matteo Renzi per venire in Molise avrebbe dovuto prendere il treno, lui continua a pensare: “Col cazzo che prendo quel treno” (Pippo Venditti); “Il Molise non esiste, resiste” (Street Art, Civitacampomarano); “Grazie a Sabrina, la mia compagna, che ‘purtroppo’ esiste” (Enzo Luongo, nei ringraziamenti finali).