Questa sera il vescovo svelerà il busto di San Cristanziano

Il patrono per anni senza una statua

Sorte ambigua e triste ha avuto finora Cristanziano, raro esempio di Santo Patrono cui da secoli non gli si dedica una statua che, idealmente, lo raffiguri. Pare infatti che nel 1610 un grave incendio abbia devastato la chiesa madre di Agnone e con essa l’altare del Santo Protettore. Agnone rimase dunque priva di un’ effige che ricordasse il suo Santo Maggiore fin quando, in un momento di gravi tensioni sociali, i fedeli pretesero un simulacro a cui porre consigli e rivolgere preghiere. Si giunse ad un accordo: i parrocchiani avrebbero ottenuto una statua dismessa, custodita presso la chiesa di San Pietro Celestino a Maiella, presumibilmente raffigurante san Benedetto.

Finalmente il monumento

Attraverso poche modifiche, quelle suggerite dai devoti cui il Santo era venuto in sogno nella stessa notte, Cristanziano ebbe il suo monumento dove compare con barba, manto rosso , croce, mitra, pastorale e palma dei martiri. Del resto, del diacono nato e decapitato ad Ascoli, poco si sapeva( e si sa) e quel poco deriva dalle conoscenze agiografiche del più noto vescovo Emidio, suo maestro di Fede, unito nel martirio avvenuto sotto Massenzio, durante la persecuzione di Diocleziano. Siamo intorno al 13 maggio del 310 e Cristanziano aveva circa 30 anni. Il culto per i due santi giunge ad Agnone nel medioevo quando si saldano i rapporti commerciali con la città di Ascoli.

Migliaia di pellegrini ad Agnone

Fino a 50 anni fa le celebrazioni per il Santo Patrono, sontuose e partecipate, richiamavano migliaia di pellegrini da tutto il territorio. Prevedevano lunghe preparazioni spirituali, la sosta presso la Chiesa madre e la processione delle statue di tutti i santi titolari delle 13 parrocchie di Agnone. Con la prima festa di Primavera, il 13 di maggio, insieme al Santo si festeggiava la “bella Stagione” e si implorava una benedizione corale sul raccolto esattamente come, millenni prima( e lo troviamo inciso nel bronzo della Tavola Osca) si invocava la benignità di tutte le divinità agresti venerate nelle terre dei Sanniti. La processione giungeva fino alla chiesa più remota, quella di Maiella, per consentire al santo celato sotto il rosso manto di Cristanziano, di salutare la statua di sua sorella, santa Scolastica, rimasta lì.

Fiere e feste popolari

Vi erano feste popolari e la “fiera grossa” col mercato dei grandi animali. E’ evidente una fede popolare tipica delle comunità agro-pastorali che assurge a Patrono del paese un Santo che ha potere sulle forze della natura, che protegge dai danni della grandine, dei fulmini e delle tempeste, oltre che delle umane discordie. Non è una caso che, dal medioevo ad oggi, identiche implorazioni ricorrono sulle figlie della stessa terra, le campane, cui è dato analogo potere divinatorio (fulgura frango, dissipo ventos, placo cruentos…).

Il talento di un’artista locale

Natura e fede si legano nuovamente al bronzo con la realizzazione di un progetto mirato a dotare la chiesa di S. Marco di un’opera d’ arte unica sul territorio e doverosa per onorare il suo Santo: un busto bronzeo che lo ritrae giovanile, con la barba, la mitra e gli attributi caratteristici. Per la realizzazione di questa scultura, nelle dimensioni naturali come per i classici busti seicenteschi, ci si è avvalsi del grande talento di un artista DOC che, nonostante la sua giovane età, non è più una promessa ma da tempo uno scultore esperto ed affermato che ha firmato molti monumenti collocati in luoghi molto prestigiosi, Ettore Marinelli. Nel campo dell’ arte egli è l’erede della dinastia dei fonditori Marinelli, famosi produttori di campane che radicano la loro storia già nel medioevo.

Il nuovo Comitato “Pro S. Cristanziano”

Da qualche anno un nuovo Comitato “Pro S. Cristanziano” si è attivato con fede e passione per riaccendere il culto che stava via- via scemando. Lo fa contribuendo alla sua conoscenza con la distribuzione nelle scuole di un fumetto che lo presenta ai giovanissimi, con la riorganizzazione dell’area degradata antistante la chiesa, con l’organizzazione di incontri ed il recupero di beni e anche attraverso la ripresa di una festa popolare. Così anche l’antico sogno del vecchio parroco, il defunto don Alessandro Di Sabato, e della vecchia Amministrazione Comunale guidata dall’ex sindaco Lorenzo Marcovecchio, ha visto la sua realizzazione. La sera della vigilia di S. Cristanziano, oggi 12 maggio, il vescovo della Diocesi, S.E. Claudio Palumbo, svelerà il busto del Santo che rimarrà sull’altare per la sua festa per essere ammirato e venerato da tutti i fedeli. A nome dei concittadini, come da tradizione, il sindaco della città Daniele Saia deporrà alla sua base, in segno di devozione, le chiavi di Agnone.
Per la realizzazione dell’opera si è provveduto ad una raccolta di denaro e di argento per la fusione del pastorale e della palma del martirio. Infatti tutto l’argento donato dai parrocchiani è stato fuso per crearne accessori bellissimi e preziosi, arricchiti dalla fede e dal sentimento dei devoti. Nei giorni della Festa la mitra in bronzo sarà ricoperta da quell’ autentica, finemente sbalzata in argento dai raffinatissimi orafi locali , facente parte dell’antico corredo del Santo. Ettore Marinelli ha impiegato circa un anno di lavoro, sempre attento al giudizio del parroco don Onofrio Di Lazzaro, perché consapevole di una responsabilità straordinaria, quella di idealizzare volto ed espressione del ”cittadino” più eminente di Agnone che non ha altra iconografia oltre a quella nascente. ​
La statua è stata interamente ideata, progettata, disegnata e plasmata in argilla dal noto artista molisano, rifinita in cera , fusa in bronzo con la tecnica millenaria della “cera persa”, infine accuratamente cesellata. Si è preferito riservare tutto l’argento raccolto per gli accessori fusi a pieno peso tralasciando l’iniziale progetto di bagnare interamente il busto perché la copertura vela i particolari e l’espressività del volto. Se è vero che la fede non ha bisogno di idoli è pur vero che da sempre l’arte ne è stato veicolo, l’ha espressa ed alimentata. Il sentimento religioso reso artisticamente è il segno più alto che l’uomo abbia mai lasciato sulla Terra.
Carola Pulvirenti
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