DOMENICO ROTONDI
Il Parco Archeologico di Sepino sta diventando un autentico punto di riferimento istituzionale e culturale per l’intero territorio dell’antico Sannio, anche grazie alla costante attività di ricerca condotta dagli studiosi e dagli archeologi che compongono la qualificata equipe di studio dell’Ente molisano.
Per di più, il dinamico presidente del Parco, nonchè responsabile dei musei e dei luoghi d’arte del Molise, Enrico Rinaldi, sta interagendo positivamente sia con le realtà sociali che con i protagonisti del terzo settore presenti nel territorio matesino, non tralasciando di sensibilizzare gli organi di stampa rispetto alla necessità di salvaguardare e promuovere la cittadella romana di Saepinum, quale pregevole perla dell’archeologia europea. A sostegno di quanto detto, le associazioni territoriali di Sepino nel Cuore APS ed Officina Creativa, rispettivamente guidate da Pasquale Giordano e Antonio Tammaro, hanno voluto organizzare un interessante appuntamento volto a presentare le ultime ricerche archeologiche effettuate nell’area indicata, anche per evidenziare il pregevole lavoro scientifico svolto da Isabella Muccilli, Arianna Sellitto e Francesco Giancola.
In effetti, sono venuti alla luce interessanti reperti vegetali riferiti alle varie attività agricole praticate dai nostri avi, nonché un’originale domus romana significativamente impreziosita da una vasta area termale. Tali scavi, incentrati attorno alla maestosa Porta Bojano, hanno rilevato, inoltre, la significativa presenza di preesistenze sannitiche, tese a dimostrare la necessità di ulteriori ricerche da parte delle istituzioni accademiche e degli enti di riferimento.
Ci si trova, perciò, di fronte, a un vero e proprio scrigno identitario, capace di rivelare le costumanze, gli usi e le abitudini di vita delle popolazioni che hanno attraversato, nel corso dei secoli, la terra molisana.
Del resto, il Foro, la Basilica, il Teatro, il Mercato ed i numerosi opifici testimoniano la raffinatezza e l’importanza di una strategica cittadella romana, capace di collegare l’area adriatica alle coste tirreniche per mezzo di valide direttrici viarie.
Un’autentica miniera culturale che merita di essere pienamente valorizzata anche dalle istituzioni regionali e nazionali, le quali non possono consentire la presenza di fenomeni dannosi e preoccupanti nelle aree contigue, come i troppi allevamenti intensivi localizzati nella valle del Tammaro e la inaccettabile discarica di Sassinoro.