“Non parlare”: Katiuscia Magliarisi interpreta il dolore delle donne che subiscono violenza. Sul palco del Teatro Savoia anche la forza di chi sceglie la verità rompendo il silenzio

Katiuscia Magliarisi sul palco del Teatro Savoia

“Dove va a finire la verità? Dove va a finire il silenzio?” Sono questi alcuni degli interrogativi che  Katiuscia Magliarisi pone agli spettatori presenti al Teatro Savoia per il monologo ‘Non parlare’, evento inserito nel cartellone natalizio di Palazzo San Giorgio e promosso dall’assessorato alla Cultura del Comune di Campobasso.

Uno spettacolo, quello tenutosi ieri sera, martedì 5 gennaio 2015, capace di scavare nelle viscere il dolore delle donne che subiscono violenza.

E proprio la verità e il silenzio corrono insieme alla protagonista su uno dei vagoni del treno, luogo in cui l’abuso viene consumato. Una corsa in cui il tutto si confonde con la nebbia e la pioggia. Un temporale incessante, forse capace di diluire la verità e amplificare il dolore, tra le fitte piaghe si un silenzio che diviene insopportabile.

Sullo sfondo della storia di violenza, trova poi spazio anche un rapporto conflittuale tra la protagonista e sua madre, in presenza di un figlio mai nato. Fratture e perdite che sul palco del Savoia si scompongono e ricompongono, in un contesto sociale con ruoli definiti dai quali troppo spesso appare difficile scostarsi. Una sorta di regole alle quali ognuno cerca di adempiere inconsapevolmente, perché  “a forza di dire ciò che bisogna dire e di fare ciò che bisogna fare, finiamo sempre per rappresentare quello che deve essere rappresentato”.

I modelli drammaturgici di Erving Goffmann trovano così posto sulla scena, dove verità e finzione inevitabilmente si intrecciano, mentre il silenzio del ‘non parlare’ che si impone la vittima, graffia l’anima e la pioggia battente continua a cadere.

È solo sul finale che in scena approda il ‘potere salvifico’ della parola, quando quella violenza subita diviene racconto, si esterna, trasformandosi in verità. È quest’ultima che si sostituisce al silenzio che la vittima non riesce più a contenere. È un ribaltamento di punti di vista e modi di sentire, che avviene mentre la pioggia incessante fa finalmente spazio a un raggio di sole.

fab.abb.

 

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