Il prossimo 11 agosto le associazioni territoriali del Sannio appenninico, e precisamente Sepino nel Cuore, Officina Creativa, Rodolfo De Moulins di Bojano, Togo Bozzi di Guardia Sanframondi, promuoveranno la presentazione del libro ‘L‘uomo sannita’, recentemente scritto dal professore ed archeologo Gianfranco De Benedittis.
L‘incontro si terrà presso l‘accogliente cortile del Municipio di Sepino alle ore 18,00 e vedrà la partecipazione significativa sia dell‘autore che del giornalista e scrittore Nicola Mastronardi.
Non mancheranno i contributi di Paolo D‘Anello, sindaco di Sepino, e delle associazioni suindicate con gli interventi di Pasquale Giordano, nella qualità di responsabile dell’associazione sepinese, di Maria Grazia Tagliaferri, docente ed animatrice del mondo culturale bojanese, di Antonio Tammaro, professore e presidente di Officina Creativa, e di Domenico Rotondi, coordinatore dell‘associazione guardiese.
L‘incontro sarà moderato da Vittorio Vallone, giornalista e divulgatore culturale. Sostanzialmente l‘opera dell‘autore intende richiamare l‘attenzione del lettore sulla caratteristica identitaria del popolo sannita, atteso che le antiche genti dell‘Appennino non vollero chinare la testa di fronte alla prepotenza di Roma. Uno straordinario esempio di resistenza civile, giacché il Sannio storico difese fino alla fine i valori ed i costumi che avevano accomunato i popoli italici nella lotta contro l‘imperialismo romano. Purtroppo la storiografia ufficiale non ha mai reso il giusto onore ad un popolo libero, così come non ha voluto considerare la valenza dei preziosi materiali recuperati nel corso degli anni dai ricercatori e dagli archeologi, quali ad esempio quelli provenienti dalla straordinaria città sannitica di Monte Vairano. Ciononostante, negli ultimi tempi, sta crescendo in Italia l‘attenzione verso la Storia del Sannio, profondamente ricca di fascino e mistero, soprattutto dopo le significative pubblicazioni editoriali curate dal professore Gianfranco De Benedittis e dallo scrittore Nicola Mastronardi. Sta di fatto che l‘insediamento di Monte Vairano, con i suoi edifici, le sue strade ed i suoi santuari, ci racconta di una società organizzata e strutturata all‘insegna di una dimensione mediterranea della vita sociale ed economica, smentendo categoricamente la schiera di coloro che, in chiave romanocentrica, hanno cercato di dipingere i sanniti come un popolo rude e bellicoso.
Professore De Benedittis, può parlarci della particolarità di Monte Vairano? “Monte Vairano rappresenta la testimonianza più evidente della capacità sannitica di realizzare una città. Infatti abbiamo trovato strade ortogonali, lastricate, delimitate da marciapiedi, piazze, edifici caratterizzati da qualità strutturali. Questi dati sono stati possibili in quanto Monte Vairano è l’unica città sannitica che non ha avuto sovrapposizioni romane. Inoltre sul sito abbiamo anche una chiara testimonianza del genocidio operato dai romani nell’80 a.C. La città, infatti, fu rasa al suolo e le rovine furono cancellate per rendere impossibile ogni riutilizzo dell’area. Se Pompei fu distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 1° sec d.C., Monte Vairano fu distrutta dalla crudeltà romana due secoli prima. Va ricordato che questa città testimonia una chiara partecipazione dei Sanniti alla vita sociale ed economica del Mediterraneo, dal momento che sono state trovate oltre cento anfore di Rodi e diverse monete dell’Egeo”.
d.r