L’intervento dello scrittore Sante Biello: da Alessandro Magno all’Europa di oggi

Sante Biello

Termini come ‘ecumenismo’ o ‘universalismo’ erano presenti fin dall’antica Grecia, ancor prima della nascita dell’Impero romano e del Cristianesimo. Nel III secolo a.C. infatti, Alessandro Magno intraprende una lunga spedizione militare volta a sconfiggere l’Impero persiano. Nella prima parte della spedizione, il re macedone fu spietato verso i suoi nemici. La stessa Tebe, per fare un esempio, fu rasa al suolo. Dopo la morte di Dario, avvenuta per mano di Besso, l’atteggiamento di Alessandro Magno iniziò a mutare; cominciò ad avvertire la necessità di unire popoli di culture e tradizioni diverse sotto un’unica idea universalistica. Sposò donne barbare, si vestì con abiti persiani e indiani, adottò usi e costumi degli dei persiani, concetti lontani dall’autarchia e dal nazionalismo tipico della polis. Questo è stato il primo grande tentativo da parte di un uomo di creare un unico Impero nel quale potessero coesistere in pace popoli con tradizioni e culture molto diverse tra loro. La morte prematura del re macedone, avvenuta a soli 33 anni, non consentì di portare a termine questo grande progetto ma lasciò in eredità un nuovo modello che sarà acquisito dall’Impero Romano. Ora, compiendo un salto di oltre duemila anni, cosa resta di quell’idea universalistica di Alessandro Magno? Certo, nel corso della storia importanti figure hanno ipotizzato una Europa unita, da Carlo Magno a Napoleone, da Kant a Mazzini ma solo nel Novecento questa idea si concretizzò. Uomini come Alcide De Gasperi, di Jean Monnet, di Robert Schuman, di Altiero Spinelli per citarne solo alcuni, hanno cercato di realizzare questo progetto. Infatti, dopo la seconda guerra mondiale, l’idea di una Europa unita era nata affinché non si ripetessero più quelle tragiche vicende. Un’Europa di pace, di prosperità, di crescita economica e sociale.

In realtà, oggi, si guarda all’Europa con notevole preoccupazione; sembra che gli interessi bancari siano gli unici ad essere difesi a discapito del valore e della vita dell’uomo. L’11 luglio 2015, Massimo D’Alema in un’intervista a RepTv ha affermato: “[…] noi abbiamo dato alla Grecia 250 miliardi di euro ma non per le pensioni dei greci ma per pagare gli interessi alle banche tedesche, francesi e molto parzialmente italiane. 220 miliardi dei 250 miliardi di aiuti, sono andati direttamente alle banche tedesche, francesi e italiani, i prestatori … interessi… Quindi in realtà, quando si dice noi paghiamo le pensioni dei greci, no, noi paghiamo le banche tedesche, questa è la verità. Certo, è un giro ma i greci non ne sentono neanche l’odore (…) questo meccanismo non può reggere a lungo, non regge, non reggerà”.

Quindi, in base a questo sistema, cosa resta di quei principi sui quali si basava l’idea europeistica? La vita di un singolo uomo ha un valore ancora assoluto o è diventato solo uno strumento in una società nella quale vige un altro valore, quello del denaro?

Fino a maggio ho abitato a Padova e ho insegnato in un paese vicino, Borgoricco. Per raggiungere la scuola attraversavo in autobus l’Arcella, una zona situata nel cuore della città. Ogni mattina il mio sguardo cadeva su 50 croci di legno piantate in Piazza Azzurri d’Italia.

Ogni croce ricorda il suicidio di quegli imprenditori che non sono riusciti più a tenere in piedi la propria azienda. Dietro ad ogni croce percepivo il dramma indescrivibile di un uomo. E ogni volta mi chiedevo “ma siamo sicuri che lo Stato, l’Europa, non potevano fare nulla per loro?”. Poi mi soffermavo più in generale sui tanti suicidi che avvengono in Italia, sulla sofferenza del popolo greco o sui profughi che annegano nel mediterraneo. Perché l’Europa si mobilita per una banca e non fa la stessa cosa per una vita umana? Non era questa l’idea universalistica ed ecumenica che i grandi uomini del passato avevano in mente. I grandi uomo sono stati tali perché hanno pensato al bene assoluto dell’individuo, al valore della vita. Per ogni perdita di una vita umana causata da una economia assurda, si poteva fare qualcosa, si può fare qualcosa, si deve fare qualcosa.

Sante Biello

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