Nella seconda giornata del Festival di Molise Cinema è stato centrale il tema delle relazioni con il territorio di appartenenza, rappresentandole e parlandone attraverso i cortometraggi e gli incontri con i registi.
Il programma è partito con la proiezione del film Miele, di Valeria Golino e con Jasmine Trinca (l’attrice sarà ospite sabato 7 agosto al Festival); nel pomeriggio sono stati presentati i cortometraggi internazionali: El sueño más largo que recuerdo, di Carlos Lenin realizzato Messico; Azul, di Emilio Martínez-Borso, Spagna; Brigitte Bardot, di Çağıl Bocut girato in Turchia; We Have One Heart, di Katarzyna Warzecha realizzato in Polonia.
A seguire, per il concorso documentari “Frontiere” è stato presentato il film di Daniele Babbo dal titolo I tuffatori. L’incontro con il regista nella cornice del cinema teatro di Casacalenda ha fatto da precursore al tema che si è intrecciato nel corso degli appuntamenti: la relazione con il luogo di nascita. I tuffatori è un documentario che racconta la storia dei cittadini di Mostar, in Bosnia ed Erzegovina, che da anni tramandano la tradizione di lanciarsi dal ponte più alto della città in segno di riconoscimento per l’appartenenza alla comunità e alla città. Il ponte ha una lunga storia di ricostruzione dopo la distruzione avvenuta a causa della guerra; i cittadini ne sono affezionati a tal punto da trasformare quei tuffi in un vero e proprio lavoro. Si raccolgono le offerte per i lanci e i tuffatori si ritrovano nel club per parlare di come deve essere un tuffo perfetto senza causare troppo danni al corpo. Ai bambini viene insegnato il significato di quel ponte per la comunità e a molti di loro si chiede di tuffarsi per portare avanti la tradizione supportata da un gruppo di uomini che, nonostante la guerra e le difficoltà che essa comporta, non hanno abbandonato quell’unico motivo di orgoglio per la loro città. Storie di uomini e donne che fanno della tradizione un gancio alla storia passata e un appiglio per un futuro migliore. Nel corso del documentario è stato toccato anche il tema della lontananza dal luogo di nascita e la difficoltà di non vivere i luoghi simbolo che hanno determinato appartenenza e riconoscenza in una comunità. Il regista, Daniele Babbo, ha raccontato la sua esperienza durata mesi, allo scopo di vivere a contatto con i cittadini di Mostar per raccontare, in modo del tutto naturale, il significato di quel ponte e riportare agli occhi del pubblico una tradizione unica nel suo genere.
Il topic delle relazioni con il territorio è stato rappresentato anche nel corso della serata con gli appuntamenti cinematografici in arena. In particolare nella prima proiezione del cortometraggio Le Mosche di Edgardo Pistone, girato a Napoli. Un gruppo di ragazzini che vive in un quartiere difficile della periferia di Napoli non riesce ad immaginare una nuova vita lontano da quella quotidianità. Il contesto gli porta a scontrarsi con il pericolo e solo dopo l’incidente di uno dei protagonisti emerge con forza la determinazione di un luogo che condanna chi sbaglia, ma non insegna a contrastare il pericolo.
Il secondo corto, dal titolo Zombie è frutto della regia di Giorgio Diritti. Le difficoltà ad accettare una separazione è il tema centrale del cortometraggio in concorso. Infine, Edoardo Natoli, da attore a regista, ha presentato con un videomessaggio il suo cortometraggio intitolato Solitaire. Il suo lavoro è un cartone animato e rappresenta la storia di due anziani parigini costretti in casa a causa della pandemia e a scambiarsi affetto tramite una finestra. La semplicità di un lavoro curato nei dettagli ha riscontrato forti applausi da parte del pubblico.
La serata si è conclusa con la proiezione e incontro con il regista per il film Fortuna di Nicolangelo Gelormini. Fortuna è il nome della bimba interpretata da Cristina Magnotta; il film si ispira alla drammatica storia di Fortuna Loffredo, una bambina di sei anni Caivano, periferia di Napoli, caduta dal terrazzo del suo palazzo per aver cercato di ribellarsi alle violenze di un vicino, due anni dopo la morte di un altro bambino dello stesso caseggiato. La forza del film sta nell’omettere tutto ciò che potrebbe essere considerato osceno, dando comunque modo al pubblico di percepire la drammaticità della storia. Inquadrature artistiche e colori che cambiano in base alle trasformazioni di Fortuna (che soffre di un disturbo della personalità), rendono il lungometraggio di Gelormini un lavoro intenso e coinvolgente. Le sue parole all’incontro dopo la proiezione del film sono dedicate soprattutto ai bambini che hanno recitato nel suo film, definendoli come essere da proteggere vivendo una fase molto delicata della loro vita, anche se la maturità dei piccoli attori (accompagnati da Valeria Golino e Pina Turco con la partecipazione di Libero De Rienzo) ha fatto sì che il lavoro di comprensione diventasse più facile del previsto.
Gli appuntamenti online, a partire dalle 19.30, hanno riguardato la proiezione dei cortometraggi in concorso nella sala virtuale MC-MYmovies.
Federica Prezioso