Si tratta di un dente di bambino deceduto all’età di circa 5-7 anni e risale a circa 580 mila anni fa.
Il reperto che misura sette millimetri è venuto alla luce grazie agli scavi condotti in collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise e l’Università di Ferrara, con la direzione scientifica di Carlo Peretto, Professore ordinario del Dipartimento di studi umanistici di Unife, tuttora titolare della concessione di scavo rilasciata dal Ministero dei beni e le attività culturali e del turismo.
“Si tratta di un ritrovamento eccezionale – fanno sapere dall’Ateneo di Ferrara – che rappresenta un’ulteriore prova della presenza dell’uomo in uno dei siti preistorici più importanti in Europa, ampiamente noto per la ricchezza dei resti litici e paleontologici distribuiti all’interno di quattro differenti archeosuperfici. Il sito di Isernia, dopo circa 40 anni di ricerche continue e sistematiche, coordinate dall’Università di Ferrara – aggiungono – continua a fornire risultati interessanti per comprendere la vita dei nostri predecessori e per ricostruire l’ambiente in cui vivevano”.