LAURA VENEZIA
Le coincidenze le noti solo quando tutto è finito. Non sono ancora fuori dal Festival di Cannes, che si è chiuso questa notte, e forse non lo sarò ancora per giorni- il materiale su cui lavorare è ancora tanto e io guardo le mie fotografie con un misto di gioia e paura. Paura che le immagini finiscano, che non siano state abbastanza per mettere a fuoco quegli istanti che erano nella mia testa prima ancora che potessi inseguirli con lo sguardo. Ma, dicevo delle coincidenze. Ho iniziato con la Mostra del Cinema n.76 e, neanche a dirlo, il mio primo Cannes è proprio il n.76. Mi viene in mente solo ora e forse non significa nulla.
Le coincidenze iniziano a diventare una specie di rete dell’amore, un intrigo dei sentimenti, quando mi accorgo che il Festival termina proprio ad un anno esatto dalla scomparsa della mia Trudi, la gatta che mi ha accompagnata per dieci anni della mia vita. Sono stata così male tanto da non riuscire neanche più ad immaginare un sogno come quello appena trascorso, un sogno per uomini svegli in una baia fantastica, fra strade eleganti e fiorite, un Palais des Festival enorme, modernissimo, gremito di un pubblico internazionale. E mentre salto dalla sala stampa al meraviglioso padiglione del photocall (non finirò mai di ringraziare il fotografo estone che mi presta il suo piccolo scranno traballante da cui posso quasi spiccare il volo e svettare tra i flash impazziti), riesco a cogliere piccoli quadri di quotidianità molto speciale: la colazione sullo yacht, il mercatino d’antiquariato tra le foto giganti di Ingrid Bergman e Claudia Cardinale, lo shopping un po’ caotico in rue d’Antibes e la serenità della spaggia che, quando piove, dà al red carpet un fascino da tempesta marina.
Il tappeto rosso o tapis rouge che qui culmina ne “la montée des marches”, con le caratteristiche scale che potete vedere in questa bellissima foto che mi ha scattato l’amico fotografo Ernesto. Ora so che mi mancherà la montée come mi mancherà uscire al mattino e distribuire i miei ‘bonjour’.
Mi mancheranno i colleghi e tutti coloro che mi hanno sorriso e aiutato al service de presse audio-visuelle, nonostante fossimo in tantissimi; così come è stato quasi surreale seguire la stampa francese che non si è risparmiata nel raccontare ciò che stava accadendo in Italia come un tragico contrappunto. “Liberte, egalitè, actualitè”, recitava il motto del canale France 24 che seguivo in albergo e davvero credo che questa sia stata la linea dl Festival.
Siamo lontani dalla disperata eleganza d’arte e di vita che si respira nella mia Venezia. Qui c’è un’altra storia, altrettanto bella e vigorosa di significato, la favola della Croisette che dall’alto appare come un lungo filo di stelle impiccato alla notte.
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