Cronache marziane / Gli anni del liceo, le feste del sabato e i cuori infranti vent’anni dopo. Quando la punizione divina colpisce i ‘Belli Capelli’ di un tempo

Il Liceo Classico ‘Mario Pagano’ di Campobasso

CRISTINA SALVATORE

Vi ricordate che meraviglia gli anni del liceo? Quando l’unica preoccupazione degna di nota era racchiusa tutta in un pensiero profondo come la contemplazione dell’infinito: come poter sfuggire all’interrogazione di greco. Il resto delle nostre attenzioni si focalizzava esclusivamente sull’organizzazione della gestione del sabato sera per arrivare ad imbucarsi dignitosamente a feste di compleanno altrui il cui festeggiato era ignoto. Le migliori feste di sempre.

E poi al liceo, chi se lo dimenticherà mai, c’era lui: il più figo di tutto l’istituto. Ogni scuola superiore ne possedeva almeno un paio di questi adoni irraggiungibili, belli come il sole, con l’occhiolino che ipnotizzava, il sorriso che brillava e la simpatia di un abbassamento di pressione. Ecco, la parola chiave è ‘simpatia’. Quell’indispensabile tassello la cui assenza almeno li rendeva umani, considerando che la perfezione non esiste. Purtroppo però, era esattamente la caratteristica essenziale che mette in moto il meccanismo di spinta capace di dare inizio a qualsiasi tipo di rapporto umanamente concepibile; quella caratteristica che, se sei bruttino, ti salva la vita. Questi adoni dell’epoca adoravano infrangere i cuori delle ragazze di qualsiasi età. Belle o anche brutte non importava, il numero delle corteggiatrici era direttamente proporzionale al livello di stima attribuito dalla comitiva di appartenenza. Più cuori hai infranto, più sale il livello di stima e più sei il Re.

Attenzione però, perché il pericolo di essere fighi e conosciuti in una città piccola come Campobasso è dietro l’angolo: per prima cosa devi riuscire a conservare quella bellezza eterea anche 20 anni dopo, come minimo. Altrimenti il rischio di essere fissati per strada dalle tantissime ragazze, ormai donne affermate,  prese beatamente per i fondelli anni addietro, diventa un pericolo concreto per l’autostima di questi ex polli da combattimento. Perché prendere in giro una ragazza, al liceo, a causa dei brufoli o dell’apparecchio, farle credere di essere speciale salvo poi deriderla con gli amici in piazzetta, può far sì che la giustizia divina, stuzzicata, si risvegli da quel torpore in cui ha versato per anni e decida di rimettere ogni cosa al suo posto. Come?

Diradando, ad esempio, quella bellissima e folta chioma che una volta sembrava la criniera lucente di un giovane leone mentre, oggi, paragonarla a due stoppie ammosciate, scampate all’incendio, è anche troppo.

Oppure unendo alla calvizie una bella dose di lardo sottocutaneo che, si, non avrà l’effetto visivo della cellulite femminile, ma – detto tra noi – neanche un uomo con le tette pendule è un bel vedere!

E poi arrivano loro, come il colpo di grazia che finisce l’avversario agonizzante: i commenti delle donne che si ritrovano insieme ad una cena. Loro, questi commenti sprezzanti, sono proprio quello che una persona qualsiasi non riesce a sopportare… figurarsi quando i soggetti di cui si sparla sono gli ex fighi/rubacuori con orgoglio cosmico. Quando a Margherita Hack  han dato della astrologa, si è offesa meno.

A tal proposito, vorrei giungere al termine di questo articolo regalandovi due versi in rima che ho scritto qualche tempo fa e che, a questo punto, si sposano perfettamente con quanto descritto fino ad ora. Se qualcuno si riconosce nelle mie parole, sappiate che ogni riferimento a fatti e/o persone realmente accaduti è puramente casuale, così come per caso  ho trovato un paio di questi ex bellocci sfioriti e non li ho neanche riconosciuti.

(Titolo) Belli Capelli

“Tu che al liceo  ti facevi assai il ganzo,

scendendo le scale come un tocco di manzo,

che ti spostavi la ciocca soffiando,

e che le ragazze le avevi a comando,

che alle feste facevi il padrone,

con file di donne davanti al portone,

a cui spezzavi sovente il cuore

perché  ‘è per tutte questo tuo amore’,

e chi aveva un brufolo o l’apparecchio,

il mento sporgente o esteso l’orecchio,

tu deridevi senza pietà

dietro e davanti: ‘per onestà’.

facevi il bullo, l’Apollo griffato,

e guardati oggi: dai che SFIGATO!!!!!!!

i tuoi capelli folti e lucenti

li hai seminati sui pavimenti

finché ti è rimasto solo un ciuffetto

su cui ancora metti spuma e cerchietto…!!

la tartaruga che avevi scolpita

si è rigirata e giace assopita

sotto gli strati di lardo che hai messo

quando qualcuna ti ha detto: “che cesso!”

perché, ex bulletto che adesso fai il tonto,

sai che la vita ti porta il suo conto???

quando dei cuori facevi polpette,

umiliando e schernendo le “tue” ragazzette,

c’era “qualcuno” che dall’ alto rideva

(perché della storia la fine sapeva…).

e oggi sei qui, ingrassato e invecchiato,

due o tre capelli sul cranio imperlato,

rughe profonde che solcano il viso,

denti ingialliti sotto il sorriso…

Ma guardami adesso, dai, hai capito?

io ero quella col volto imbruttito

da brufoli, acne e dall’apparecchio,

che se solo oggi mi guardo allo specchio,

sorrido e ripenso al buffo destino:

io oggi cigno… e tu sempre un cretino!”

 

Exit mobile version