Il 5 e 6 settembre 2020 il festival internazionale diretto da Alice Pasquini tornerà ad animare le case e le antiche vie di Civitacampomarano. Guarda la prima pillola video: https://youtu.be/sb6LCavjllg
Torna a settembre Cvtà Street Fest, il festival internazionale di street art (e non solo) che connette la tradizione locale alla cultura contemporanea, sfornando per due giorni iniziative trasversali di arte figurativa e performativa, gastronomia, musica, artigianato, inserite tra le bellezze paesaggistiche del borgo e dei boschi che lo incoronano tra le montagne molisane.
Per questa speciale edizione, insieme ad alcuni degli street artist degli anni passati, gli abitanti stessi del borgo realizzeranno in loco opere progettate per loro a distanza dagli artisti, con la supervisione di Alice Pasquini, nel rispetto delle disposizioni anti Covid. Un esperimento, dettato dalle contingenze eccezionali di questa estate 2020, che permetterà al borgo di diventare parte sempre più centrale del festival e di rinsaldare i legami stretti con gli artisti durante le loro permanenze.
Biancoshock, che ha partecipato alla prima edizione del Cvtà Street Fest (2016) con installazioni che coniugavano la vita contemporanea alla realtà di un paese come Civita (la panchina-Twitter, la cabina telefonica-Whatsapp, l’anziana signora-Wikipedia), per settembre 2020 si è concentrato sulla piattaforma Zoom (strumento, tra i molti, che si è rivelato davvero fondamentale durante il lockdown anche per progettare questa edizione del festival). Così un edificio di Civita sarà reso “schermo collettivo”.
Nespoon, presente durante la seconda edizione del festival (2017), dalla Polonia progetta e spiega alle abitanti – da sempre impareggiabili fabbricatrici di merletti e ricami – come realizzare un’installazione aerea composta da “ragnatele emozionali”, in un intricato, delicatissimo dedalo aereo.
Alberonero, ospite della terza edizione (2018), giocando come di consueto sulle gradazioni delle tinte, farà interpretare agli abitanti di Civita lo sgomento dei panni stesi dalle case abbandonate del borgo vecchio. Colori al vento nella quiete delle rovine.
Jan Vorman, artista franco-tedesco durante la scorsa edizione del festival (2019), ha iniziato la “ricostruzione” di Civitacampomarano con i LEGO®. Giunto a Civita con un carico di colorati mattoncini ha contrastato la fragilità del borgo antico che si sta sgretolando a causa di una frana provocata dal terremoto. Per il festival a distanza ha pensato a un muro che fosse espressione del flusso di coscienza dei civitesi, sul quale gli abitanti (e soprattutto i bambini) potessero esprimersi liberamente.
Alice Pasquini (Alicè), rispondendo cinque anni fa all’appello di un gruppo di giovani animatori di una cittadina semiabbandonata in provincia di Campobasso, ha scoperto che si trattava Civitacampomarano, città di origine della sua famiglia materna. Da allora, instancabilmente, ha coinvolto colleghi street artist di ogni parte del mondo, impegnandoli nella libera interpretazione della ricostruzione artistica della bellissima cittadina. Alice sarà a Civita per far rivivere su muro, ancora una volta, le sue eteree creature femminili.
Nel rispetto delle disposizioni sull’emergenza sanitaria generata dal Covid-19, il Cvtà Street Fest il 5 e 6 settembre, integrando le più diverse discipline, dimostrerà ancora una volta che la raffigurazione underground, antiaccademica e anticonvenzionale della contemporaneità è in grado di valorizzare le tradizioni e il patrimonio locale. Il mix di contenuti identitari del luogo, dei suoi simboli storici e culturali e della vitalità dirompente dello scenario artistico europeo, affascinano, oltre al pubblico degli appassionati, anche gli stessi artisti partecipanti.
I visitatori sono attratti non solo dalla particolarità del contesto di un borgo dotato di straordinaria identità storico-culturale e paesaggistica, di tradizioni locali e regionali un tempo in via d’estinzione, ma anche dal livello degli artisti che negli anni hanno accettato di confrontarsi con questa realtà.
Le opere d’arte che vengono realizzate sui muri delle vie e dei vicoli medioevali sono meta di pellegrinaggi durante l’anno e necessitano di visite guidate al pari di un museo a cielo aperto.
E, durante le giornate del festival, i colori, i suoni e le voci del mondo rendono Civita non più un magnifico luogo spopolato, ma una pinacoteca di opere site-specific realizzate sulle mura esterne delle abitazioni del paese. Ne ha risentito lo sviluppo dell’economia del posto e il circuito virtuoso di visitatori, attratti dalla particolarità del luogo in cui è possibile incontrare murales di street art circondati dalla natura, dalla cucina tipica e dalla tradizione artigianale. Sono stati gli stessi abitanti di Civita, ormai impegnati in attività organizzative, installative, laboratoriali e commerciali a pretendere che il festival si svolgesse anche in questo anno sfortunato.
È un modo di ripartire dal territorio e valorizzarlo con l’arte, strumento e strategia vincente per contrastare l’abbandono e il degrado di un’Italia troppo spesso dimenticata e svilita.
Un borgo animato per giorni da una performance perenne, anche quest’anno, con l’inevitabile riformulazione che il festival ha dovuto subire, si presenterà come un percorso installativo articolato, all’interno del quale i visitatori saranno condotti alla scoperta delle opere allestite con la partecipazione attiva dell’intera comunità locale, che si sommeranno a quelle già realizzate negli anni precedenti.
Alle installazioni e ai murales, faranno seguito eventi collaterali realizzati in collaborazione con gli abitanti di Civita e dei paesi limitrofi, che saranno impegnati nelle varie attività del festival: workshop sull’arte della tradizione culinaria tipica, trekking nei boschi circostanti, visite guidate dei murales, street food cucinato dagli abitanti, musica dal vivo.
Questo angolo di Molise è in grado di mobilitare la popolazione locale nella realizzazione delle opere d’arte che hanno un valore aggiunto: sono opere simbolo di unione, iniziative di arte relazionale e contestuale dove assume centralità il processo della creazione artistica, la scoperta dell’altro e del patrimonio culturale, l’incontro generazionale, lo scambio tra tradizione e contemporaneità.