Un giorno importante per il Belpaese: per la prima volta le donne fecero la fila ai seggi e gli uomini tornarono al voto dal lontano 1924.
Fu in quell’occasione che la mimosa venne scelto come fiore che rappresentasse le donne. “Con il primo 8 marzo dopo la guerra e il fascismo, e il voto solo due giorni dopo, il 10 marzo, a cui hanno partecipato per la prima volta anche le donne – racconta Vittoria Tola, presidente dell’ Udi – si voleva regalare insieme ai volantini anche un fiore, così come avveniva in Francia con le violette. Ma i soldi per comprare e regalare fiori non ce n’erano. Roma però nei primi giorni di marzo era tappezzata di mimose”, e per questo fu scelto questo simbolo”.
Il 10 marzo 1946 rappresentò una domenica importante, come le altre 4 che seguirono, dato che in quell’occasione ci furono cinque tornate elettorali che portarono alle urne ben l’89% delle donne aventi diritto. 2000, invece, furono le candidate elette.
Un passaggio storico che forse avrebbe dovuto portare a un futuro diverso. Oggi a settant’anni di distanza tanto è stato fatto, ma ancora troppo è da fare. Soprattutto in politica, dove le donne dovrebbero impegnarsi di più e dove la tutela per le quote rose rischia troppo spesso di far divenire il gentil sesso una specie di categoria da proteggere anche senza meriti.
L’augurio è perciò quello che in un mondo maschile e spesso maschilista come quello della politica possano trovare spazio sempre più volti di donne, a partire proprio dalla prossima tornata elettorale che nella primavera che sta per arrivare coinvolgerà ben 33 comuni del Molise. Che sia un monito, un appello, un augurio e non semplicemente un sogno.
fab.abb