Un fallimento, l’ennesimo, che ancora una volta è avvenuto sulle spalle dei cittadini e dei lavoratori, in un Molise che forse non ha poi tanto motivo di esistere nemmeno sulla carta geografica. Soprattutto alla luce della ditta di Pordenone che si sarebbe aggiudicata i beni mobili dello stabilimento.
Nella cancellazione di quella scritta c’è la cancellazione di un’era, la rimozione di un passato, ma soprattutto c’è l’abolizione di un futuro.
È un Molise che sta morendo, poco alla volta, di un tormento lento e doloroso che rende l’agonia ancora più amara.