Romeo Rossi e Luca Torsi, rispettivamente 62 e 36 anni, sono invece finiti ai domiciliari. Il faceva da autista, mentre era Torsi Luca a presentarsi personalmente alle vittime per ritirare le somme. I capi di imputazione contestati vanno dai reati di associazione a delinquere (416 bis c.p.) al fine di commettere plurime truffe in danno di persone anziane, sostituzione di persona (494 c.p.), plurime truffe aggravate in danno di anziani (art.640 c.p.).
Dal 29 gennaio 2016 e fino al 6 giugno 2016 sono state raccolte in via Tiberio ben 41 denunce. Tra queste 23 sono state truffe che hanno fruttato alla banda denaro contante, consegnato loro dalle vittime alle quali facevano credere che qualche figlio o, qualche nipote, aveva avuto un incidente stradale.
Il punto di partenza per la scelta delle vittime sono i telefoni di casa pubblicati sulle pagine bianche: l’occhio esperto del truffatore riesce a individuare i numeri più vecchi e quindi verosimilmente in uso a persone anziane e con qualche innocua telefonata, fingendo magari un errore o cercando un figlio/a, riescono ad appurare le informazioni iniziali necessarie. Con questi semplici dati, tramite internet e in particolare i social network, è facile recuperare ulteriori informazioni sui componenti quel gruppo familiare. Basta, ad esempio, la foto pubblicata dal nipote per la festa di compleanno e a questo punto parte la telefonata con la quale si avvisa dell’incidente o del grave problema che manda in comprensibile agitazione l’anziano. In molti casi, poi, l’interlocutore prosegue spacciandosi anche per il figlio o figlia che chiede aiuto.
È così che l’anziano viene facilmente ingannato, perché spesso indebolito nell’udito, mentre in altri casi i sospetti vengono superati dicendo che si sta usando il vivavoce e per questo motivo la voce sembra diversa. E’ impressionante l’abilità del telefonista nell’intuire quali siano i punti deboli dell’anziano e su quali argomenti fare leva, che prevalentemente è sempre l’affetto e la preoccupazione per figli e nipoti.
In molti casi mentre la vittima è ancora al telefono con quello che ritiene essere suo figlio, suona il campanello alla porta, dove si presenta l’addetto al ritiro dei soldi. Il telefono fisso, in questo modo, rimane occupato mentre l’anziano va ad aprire la porta e si scongiura il rischio di qualche telefonata casuale da parte di familiari in grado di far saltare la truffa. Talvolta, l’incaricato del ritiro dei soldi, per superare qualche diffidenza residua, invita il malcapitato a telefonare alle forze di polizia per sincerarsi effettivamente dell’incidente. Solo che all’altro capo del telefono il complice rimane in linea e l’anziano dopo aver fatto il numero delle forze di polizia parla ancora con il truffatore che, a questo punto, si spaccia per operatore di polizia e conferma l’incidente e la necessità di pagare.
Insomma tecniche talmente consolidate dinanzi alle quali spesso anche i consigli utili per evitare le truffe, possono essere inefficaci.
Tuttavia, è bene sapere che anche la disponibilità del numero di casa pubblicato sulle pagine bianche può essere il primo elemento sfruttato dai truffatori. Inoltre, la presenza di somme in contante in casa è un fattore di rischio che deve essere evitato. Può essere utile concordare per gli operatori bancari e degli uffici postali un avviso telefonico in caso di prelievi. Ulteriore precauzione è quella di affiancare alla telefonia fissa una linea mobile per le verifiche e le rassicurazioni.
Bisogna, in sintesi, creare tutte le condizioni possibili per prevenire a monte contatti con sconosciuti e impedire danni ingenti.