I 50 fermati sono accusati di aver truccato partite di serie B, Lega Pro e serie D e le forze dell’ordine hanno operato in ben 10 regioni: Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia e Calabria.
I reati contestati vanno dalla frode in competizione sportiva alla truffa, a cui si aggiunge (inedito per il mondo del calcio) l’aggravante mafiosa.
Il campionato dilettanti, secondo l’ipotesi del sostituto procuratore Elio Romano, sarebbe stato pilotato da una ‘cupola’ che avrebbe deciso i risultati delle partite, al fine di far vincere il torneo al Neapolis, realizzando inoltre vincite con scommesse sportive; quest’ultime, secondo gli inquirenti, venivano effettuate dopo aver corrotto alcuni calciatori e dirigenti dei club coinvolti.
Insieme all’ex direttore sportivo del Campobasso nella stagione 2009/2010, Vincenzo Nucifora, fermati, tra gli altri, volti noti del calcio meridionale, come l’ex calciatore dell’Isernia, Emanuele Marzocchi; il presidente del Neapolis, Mario Moxedano, il figlio Raffaele, che segnò nell’1-1 tra il Campobasso e i campani il 7 febbraio 2011; Ercole Di Nicola, direttore sportivo dell’Aquila; due allenatori, Marco Tosi (Pro Patria) e Ninni Corda, attuale trainer del Barletta.
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