Il processo penale per evasione fiscale milionaria a carico di Bianchi Milella, figlio della ‘regina dei salotti romani’, Maria Angiolillo, torna a Campobasso

Marco Oreste Bianchi Milella, di spalle, Francesco Bellavista Caltagirone e l’ex sottosegretario di Stato, Gianni Letta

Non è il Tribunale di Aosta, ma quello di Campobasso, a essere competente territorialmente nel processo per evasione fiscale a carico di Marco Oreste Bianchi Milella, 69 anni, figlio di Maria Angiolillo, la “regina dei salotti romani”, morta nel 2009 e seconda moglie del senatore Renato Angiolillo, fondatore ed editore del giornale “Il Tempo” di Roma.

Lo ha stabilito ieri il giudice monocratico del Tribunale di Aosta Maurizio D’Abrusco, accogliendo la richiesta della difesa dell’imputato nella prima udienza del procedimento penale.

Per il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Aosta, quando nel 2009 era residente a Pré-Saint-Didier (Aosta), Bianchi Milella non aveva dichiarato al Fisco circa 14 milioni di euro.

Un altro accertamento per “sospetta evasione fiscale” di circa 6 milioni di euro era stato già notificato dalla Guardia di Finanza di Campobasso ad aprile 2016 a Marco Oreste Bianchi Milella.

La contestazione fiscale, per Irpef evasa nel 2010, è legata alla vicenda del tesoro Angiolillo, nella quale Bianchi Milella è imputato per appropriazione indebita aggravata.

Le Fiamme Gialle avevano chiesto anche il sequestro del “Villino Giulia” di Roma, visto che il prestigioso immobile che si affaccia su piazza di Spagna, messo in vendita per 35 milioni di euro, risultava di fatto nella disponibilità di Bianchi Milella, figlio di primo letto di Maria Girani in Angiolillo.

Marco Oreste Bianchi Milella, figlio di Maria Angiolillo

Alla morte del coniuge Renato Angiolillo, nel 1973, Maria Girani divenne usufruttuaria della milionaria collezione di gioielli del marito, con l’obbligo di restituirla ai tre figli del senatore, unici eredi legittimi in base alla legge dell’epoca, una volta passata a miglior vita. Ma quando morì, nel 2009, la collezione di gioielli, stimata per oltre 100 milioni di euro, sparì nel nulla. Di qui l’inchiesta della Procura di Campobasso aperta nel 2010 dal pm Fabio Papa, ora trasferita per competenza territoriale a Roma, dove lunedì 17 ottobre Marco Bianchi Milella si troverà sul banco degli imputati per rispondere del reato di appropriazione indebita aggravata dei gioielli.

Il processo penale si terrà davanti a Carmela Squicciarini, giudice dell’ottava sezione penale del Tribunale. Nel 2010 furono venduti all’asta gli interni del villino per sei milioni di euro. L’Agenzia delle Entrate di Aosta nei mesi scorsi gli avrebbe ingiunto, per redditi sottratti al fisco per l’anno di imposta 2009 circa 14  milioni di euro tra imposte non versate, sanzioni e interessi poiché, quando era residente in Italia a Pré-Saint-Didier (Aosta), suo ultimo domicilio fiscale prima di trasferirsi nel 2011 a Montecarlo, non avrebbe inserito nella relativa dichiarazione dei redditi il controvalore dei gioielli, sottratti agli eredi del senatore Renato Angiolillo.

Renato Angiolillo Jr, nipote del senatore, difeso dall’avvocato di Campobasso, Luigi Iosa, con un esposto ha messo la Guardia di Finanza sulle tracce del diamante rosa, noto come il “Princie Diamond”, appartenuto al nonno, venduto all’asta a New York nel 2013 dalla famosa casa d’aste Christie’s per 40 milioni di dollari a un acquirente riconducibile all’Emiro del Qatar.

Il “Princie Diamond” sarebbe stato venduto per circa 20 milioni di dollari da Marco Bianchi Milella a Ginevra, tramite una società del gioielliere svizzero Hervé Louis Fontaine, imputato a Roma il 17 ottobre per ricettazione aggravata.

L’avvocato Luigi Iosa

La Guardia di Finanza di Campobasso sarebbe venuta in possesso, grazie al processo civile intrapreso a New York dai cinque eredi del senatore Angiolillo, difesi dall’avvocato americano Edward Kelly, contro la casa d’aste Christiès, del bonifico di circa 20 milioni di dollari ricevuto nel 2010 da Bianchi Milella su un conto svizzero da parte di una società, con sede nelle Isole Vergini Britanniche, riconducibile ai due noti gioiellieri di origine ebraica David e Ishaia Gol.

Il provento di questa vendita non sarebbe stato dichiarato nel 2011 da Bianchi Milella all’Agenzia delle Entrate di Aosta, dove la Procura di Campobasso aveva inviato nei mesi scorsi il fascicolo d’indagine per evasione fiscale aperto nel 2014 dal pm Fabio Papa.

Dovrebbe essere invece sempre la Procura di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone, ad occuparsi delle ipotesi di riciclaggio e ricettazione internazionale in merito alla vendita e all’acquisto del diamante rosa, pezzo di maggior pregio della collezione Angiolillo.

Una storia, sulla quale stanno girando anche un film, è di nuova approdata in Molise.

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