Torna a far parlare di sé l’inquinamento ambientale nella zona dei pozzi estrattivi di Cercemaggiore. Quattro Comuni hanno avviato una class action. “Un altro passo in avanti verso la conoscenza della verità” – ha affermato attraverso una nota stampa il consigliere regionale, Salvatore Ciocca.
“I Comuni dell’area coinvolta pesantemente dai fenomeni di inquinamento ambientale, che si suppone derivino dalle attività svolte nella zona sulla quale insistevano i giacimenti estrattivi della Montedison, – ha proseguito Ciocca – hanno stretto un patto di ferro a salvaguardia della salute dei propri concittadini e, insieme, hanno deciso di affidare ad un team di stimati e valenti professori universitari la ricerca di una verità per troppo tempo tenuta nel più rigoroso riserbo”.
Il caso dei pozzi di Cercemaggiore, sempre secondo il consigliere regionale, con la congiunta azione di verifica relativa a cosa sia stato effettivamente sversato nelle vasche e nei siti intorno ai quali si registrano picchi anomali di radioattività superiore fino a 10 volte a quella del fondo naturale, è anche all’attenzione – come è noto – del Ministero dell’Ambiente.
I comuni molisani di Cercemaggiore e Riccia, oltre a quelli beneventani di Santa Croce del Sannio e Castelpagano, così, hanno deliberato di avviare la class action, tesa al chiarimento definitivo dell’intera vicenda e delle eventuali responsabilità collegate all’inquinamento che oggi è certificato dalle analisi dell’Arpa Molise.
“L’obiettivo di queste azioni sinergiche, come è evidente, è uno solo – conclude Ciocca –, che è quello di dare risposte a chi vive in quei territori. Abbiamo tutti il dovere di fornire motivazioni serie, rigorose e scientifiche ai troppi decessi che si sono registrati in passato e che ancora oggi distruggono vite, famiglie, affetti”.