Secondo quanto ricostruito dalla Polpost, l’uomo si collegava a tali profili sia utilizzando la connessione del suo smartphone, sia utilizzando la rete wifi del posto di lavoro.
La perquisizione nell’abitazione dell’indagato ha portato al sequestro di diversi dispositivi e appunti contenuti in un’agendina. Quest’ultima, in particolare, era ricca di riferimenti ad account di email utilizzati. Il materiale informatico sequestrato, della capacità di oltre 1200 GB, è stato analizzato attraverso l’utilizzo di complessi software in uso alla Polizia Postale e delle Comunicazioni. Sviscerando i dispositivi, gli agenti hanno visionato attentamente oltre 54.000 file.
Tra questi sono stati rinvenuti oltre 10.400 foto e video a carattere pedopornografico con immagini raccapriccianti. Gli agenti, rinvenendo anche alcuni file cancellati, hanno individuato immagini pedopornografiche di bambini dai 4 ai 12 anni di età. Per lo più vittime estere, dato che nessuna delle violenze appare riconducibile al contesto italiano.
Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti anche la rete di contatti trovata nei dispositivi dell’indagato, dove gli agenti hanno trovato circa un centinaio di utenti che avrebbero scambiato il materiale illecito. Tali contatti, riconducibili a paesi esteri, sono stati segnalati agli organi di cooperazione internazionale di polizia, al fine di allertare le polizie di quei paesi sulle attività dei pedofili, affinché possano intervenire direttamente sui colpevoli.
Ancora una volta nel contesto internet è apparsa indispensabile la cooperazione internazionale di polizia tra stati esteri, avvenuta tramite la Polpost. “Nel web, privo di confini, – fanno sapere gli inquirenti – tale strumento risulta fondamentale per perseguire i gravi reati e la collaborazione delle polizie estere, delle ONG, dell’Interpol e di Europol, permetterà di assicurare alla giustizia i colpevoli, ovunque essi si trovino”.