Il terrore profondo di nuovi attentati terroristici ha visto il medico campobassano orientarsi verso un itinerario diverso: non più scalo a Istanbul, ma nel Qatar.
Da tre settimane, dunque, Massimiliano Guerriero è tornato a prestare la sua opera professionale al Lacor Hospital di Gulu.
Tanti casi, volti familiari, perché incrociati gli scorsi anni, notevoli quantità di vetrini da leggere, nuovi colleghi con cui confrontarsi e quel caleidoscopio di colori che soltanto l’Africa sa donare hanno riempito le sue giornate intense e ricche di soddisfazioni fino a venerdì 30 settembre, quando dopo una nottataccia terribile trascorsa tra nausea, febbre alta e serie algie ossee, è arrivata la diagnosi: malaria.
A pochissime ore dal volo di rientro, previsto sabato 1° ottobre, con arrivo a Roma nella mattinata di domenica questa triste notizia getta nell’inquietudine più pura non solo il medico, ma tutti i suoi familiari. Realizzare di aver contratto una malattia nonostante la pedissequa e regolare assunzione di compresse mirate ad evitarne il contagio non è stato affatto edificante. Abituarsi a convivere con questa morbilità ed essere costretto a gestirla lontano dai propri affetti poi è a dir poco angosciante. Nonostante tutto, l’anatomopatologo di Campobasso non sta mollando e non ha abbandonato gli ugandesi che ha scelto di aiutare mettendo al loro servizio le proprie competenze. Ed un segnale ancor più forte ha deciso di darlo, chiedendo che la prima flebo di farmaci, previsti dal protocollo, gli fosse somministrata tra la gente del posto, al fine di evitare che quelle stesse persone, a cui nei giorni precedenti aveva dato speranza, potessero credere che a lui fosse riservato un trattamento di favore. E se quelle zanzare, particolarmente aggressive in questa stagione, sono riuscite a costituire minaccia per la sua salute, la sua abnegazione e la volontà di essere utile ausilio ed esempio concreto per quella popolazione che tanta fiducia nutre in lui non sono affatto scemate.
“Orgogliosi del suo operato – fanno sapere dalla famiglia la moglie Cinzia Calabrese e i genitori Annamaria e Roberto – con l’augurio che il decorso della malattia possa essere celere, auguriamo a Massimiliano di rimettersi al più presto, certi che quanto prima tornerà in Italia con un bagaglio esperienziale notevolmente arricchito sia dal punto di vista umano che professionale”.